domenica 30 ottobre 2011

PIANTE DA FRUTTO

LA SUA FRUTTA SI COGLIE  IN QUESTA STAGIONE.   UN TEMPO ERA COMUNE ADESSO PURTROPPO E' DIVENTATA RARA RISCOPRIAMO LE SUE QUALITA'

Non c'era frutteto, orto o pezzo di terra dove gli alberi da frutta venissero coltivati che sino agli anni 60 non avesse i suoi meli o peri cotogni.

Venivano  piantati per molti scopi: la frutta prodotta profumata e dura spesso veniva impiegata per  dare un buon profumo alla biancheria, scacciare i cattivi odori veniva anche cucinata sotto forma di marmellate mostarde e gelatine.

Se ne poteva fare anche un liquore digestivo e aromatico tipico della pianura e delle colline vicino a Parma chiamato "Sburlon" fortemente digestivo.

A poco a poco le antiche case coloniche son scomparse abbattute o ristrutturate e con loro se n'è andato anche quest'albero così caratteristico e utile.

Da non molto è stato riscoperto e molti appassionati l'hanno piantato rallegrandosi di questa loro scelta.

Io una quindicina di anni fa ne ho voluti ben tre di due varietà diverse che rallegrano le vicinanze di casa con la loro fioritura a maggio e con i loro frutti nel tardo autunno.

GLI ANTICHI BABILONESI GIA' LO COLTIVAVANO

Il cotogno è uno degli alberi da frutta che per primi hanno allietato il gusto e la vista dell'uomo antico infatti tracce della sua coltivazione sono state ritrovate in insediamenti Babilonesi datati  4000 anni a.C.

Originario dell'Asia Minore, Persia e Anatolia, si è diffuso nell'antichità  in tutto il bacino del Mediterraneo.

Nell'antica Grecia era sacro ad Afrodite per secoli simbolo di fecondità utilizzato nei riti matrimoniali come simbolo di buon auspicio e di fecondo amore.

Anche i romani lo tenevano in gran conto e se ne sono trovate raffigurazioni in affreschi a Pompei.

Nel 1500 e nel 1600 si riteneva che se le donne incinte avessero spesso mangiato questi frutti i loro figlioli sarebbero stati " industriosi e di segnalato ingegno"

CHIAMATO MELO APPARTIENE A UNA SUA PROPRIA FAMIGLIA

Viene chiamato melo cotogno ma è una specie a sè stante distinta dal melo e dal pero appartiene alla famiglia delle Rosaceae.

Il suo nome scientifico è Cydonia oblonga che deriva da Cidonia una città dell'isola di Creta dove quest'albero ai tempi della Grecia antica abbondava.

Le varietà sono molte ma possono raggrupparsi in due grandi gruppi a seconda della forma dei loro frutti.

Le varietà con i frutti che assomigliano a mele vengono chiamate mele cotogne mentre quelle che hanno la forma del frutto che assomiglia ad una grossa pera vengono dette pere cotogne.

 ECCO LA SUA DESCRIZIONE MA VEDERLO E' MOLTO MEGLIO

Il cotogno è un alberello che per le sue ridotte dimensioni, dai tre ai sei metri, è molto adatto per essere coltivato in spazi piccoli o in un orto famigliare.

Ha tronco molto scuro e contorto radici superficiali e chioma globulosa.

Se lasciato crescere spontaneamente assume aspetto cespuglioso a causa dei numerosi polloni che spuntano vicino alla pianta madre.

Ha foglie grandi e spesse di un verde scuro, fioritura a fine aprile primi di maggio con fiori grandi leggermente rosei che abbelliscono questa pianta rendendola molto ornamentale.

E' un albero rustico che non richiede troppa manutenzione gradisce suoli con buon drenaggio terreno leggermente acido e soffre il calcare.

Concimatelo con stallatico ben maturo al momento dell'impianto che è consigliabile fare in autunno alla caduta delle foglie sino a novembre è possibile piantarlo.

Anche in primavera specie se la pianta è in vaso è possibile metterla a dimora ma va curata maggiormente specialmente per quanto riguarda l'irrigazione.

Il cotogno è pianta rara e poche sono quelle piantate in piena terra ma non escludo visto che l'albero non ha grosse dimensioni che si possa tentare la coltivazione in vaso.

COLTIVAZIONE IN VASO?  TENTATE NON E' IMPOSSIBILE

Prendete una conca di terracotta di quelle adoperate per la coltivazione dei limoni mettetevi argilla espansa per ottenere un ottimo drenaggio e munitevi di terra fertile e sciolta alla quale mescolerete dello stallatico in granuli per le dosi attenetevi a quelle scritte sulla confezione.

Rinvasate la vostra piantina e ponetela in un posto riparato e luminoso abbondando se è primavera con le annaffiature ma senza che il terreno risulti eccessivamente umido o peggio che vi siano dei ristagni.

Il vostro cotogno si svilupperà dandovi la soddisfazione di avere sul terrazzo una pianta che pochi possono vantarsi di avere in piena terra.

Ricordatevi di comprare una varietà autofertile per assicurarvi la fruttificazione.


 mele cotogne immature con la loro peluria
 Rinvasate ogni due anni in primavera prima della ripresa vegetativa riducendo le radici e cambiando la terra ormai esaurita.

Per le potature e le altre operazioni attenetevi a quello che già ho detto per le piante coltivate in piena terra.

COME FARE SE VOLETE MOLTIPLICARLO


Per la propagazione del cotogno basta staccare dei polloni con un pezzo di radice dalla pianta madre e ripiantarli  sono di facile attecchimento.

Fare questa operazione in autunno o in primavera prima dell'inizio della vegetazione ma meglio farla in autunno così ha più possibilità durante l'inverno di ben radicare.

E' possibile propagarla anche per seme, ma è un metodo più lento oppure per talea se si vuole riprodurre esattamente le caratteristiche della  pianta madre.

Per particolari varietà pregiate es "Gigante di Vranja" occorre comprare le piantine già innestate da un buon vivaista.

POTATURA? SI MA NON TROPPO INTENSA

Attenzione alle potature con il cotogno poichè esso ha fruttificazione apicale quindi la potatura va ridotta al minimo indispensabile specie quella di allevamento.

Eliminate i polloni basali per conservare pulita la sua forma ad alberello, togliete i rami malformati che si incrociano dentro la chioma per arieggiarla e quelli rotti o malati ma potate il minimo indispensabile.

Forti potature danno come conseguenza una reazione della pianta che emette rami vigorosi e improduttivi.

Essendo la sua fioritura tardiva sopporta bene le gelate ma per svilupparsi al meglio predilige tutta la fascia temperata anche se a dire il vero i miei cotogni son bellissimi a produttivi anche qui in provincia di Novara dove si hanno inverni lunghi e rigidi.

ALCUNE COSE CHE ASSOLUTAMENTE DOVETE SAPERE PER ASSICURARVI UN'OTTIMA FRUTTIFICAZIONE

 varietà di  pero cotogno 
 Alcune varietà sono autosterili altre autofertili quindi chiedete bene quando comprate la varietà a che gruppo appartiene anche se tutte si avvantaggiano dell'impollinazione incrociata.

Successivamente, quando tratterò delle varie varietà vi darò altre informazioni in merito.

Tenete presente che se la pianta è autosterile  significa che per vederla fruttificare occorre avere almeno due piante di differenti varietà.

La fruttificazione è garantita se accanto ad un melo cotogno pianterete un pero cotogno.

Una pianta ben coltivata in piena produzione può dare anche 50 kg di frutti  inizia orientativamente a produrre intorno al quarto quinto anno e prosegue oltre il cinquantesimo essendo il cotogno una pianta longeva.

Il fenomeno dell'alternanza nella fruttificazione, un anno tanti frutti e l'anno dopo pochissimi quasi nessuno, è abbastanza comune in questa specie.

Si può cercare di ovviare a questo inconveniente diradando i frutticini negli anni di carica quando sono della grossezza di circa una noce o poco più grandi.

LA SUA FRUTTA TUTTI I SEGRETI PER GUSTARLA AL MEGLIO 


La raccolta della sua frutta si svolge ad ottobre e si nota che è terminata la maturazione quando i frutti perdono quella peluria sottile che li contraddistingue per presentare una buccia liscia e gialla.

I frutti maturano scalarmente e non si deve aver fretta di coglierli ma aspettare che siano ben gialli e che si stacchino eseguendo solo una leggera torsione del picciolo.

Cogliendoli poco alla volta darete la possibilità a quelli rimasti di ingrossarsi e maturare con più agio.

Questo frutto non può essere consumato crudo per la sua durezza e per la intensa presenza di tannini invece diventa buonissimo morbido e profumato cotto anche se conserva una punta di aspro che viene mitigata con lo zucchero.

Tradizionalmente le mele o le pere cotogne venivano impiegate cotte nel vino come ottime mele o pere cotte da servirsi a fine pasto

                                                     SONO NUMEROSE LE SUE PROPRIETA'

Questo frutto ha proprietà  medicinali conosciute sin dall'antichità, è astringente e regolatore dell'intestino,  e anche apprezzato come emolliente e calmante della tosse.

Queste sue proprietà sono dovute al suo alto contenuto di fibre, tannini e vitamina C.

Le mucillagini che i suoi semi contengono contrastano efficacemente la disidratazione e attenuano l'insorgere delle rughe.

Da questo è derivata la sua fama di simbolo d'amore e di bellezza.

Per la sua ricchezza di pectina un tempo era usato  anche come addensante nelle marmellate.

Le mele cotogne si conservano bene per lungo tempo vanno ritirate ben asciutte ed è meglio non mescolarle con altra frutta in quanto ne accelerano la maturazione.

Poichè si raccolgono nello stesso periodo dell'uva o poco più tardi in alcune regioni vengono cotte nel mosto e vengono a far parte di salse tipiche come la cugnà piemontese e il savor romagnolo.

Per un frutto così raro e particolare ho scelto una ricetta tipica  molto gustosa che spero piacerà a molti di voi e soprattutto se avete bambini incontrerà il loro gusto.

 CARAMELLINE DI COTOGNATA

Ingredienti

mele cotogne

zucchero semolato

succo di limone

Pulire molto bene in acqua a cui avrete aggiunto un pizzico di bicarbonato le vostre mele cotogne.

Tagliatele poi in pezzi lasciando la buccia e i semini.

Cuocetele in una pentola con l'acqua che le copre a filo per circa una quarantina di minuti dopo aver aggiunto il succo di limone.

Per circa 5 mele cotogne aggiungete il succo di un limone.

Scolare molto bene la frutta lasciandola alcune ore nel colapasta per togliere bene tutta l'acqua eccedente poi passarla nel passaverdura in modo da eliminare i semini e le parti più dure.

Pesate la polpa ottenuta e aggiungete 80 gr di zucchero per ogni etto di frutta.

Rimettete sul fuoco basso e fate cuocere per altri 40 minuti mescolando continuamente e facendo attenzione che non si attacchi sul fondo della pentola la polpa.

Avrete ottenuto un composto abbastanza denso e caramelloso.

Oliate una pirofila d'acciaio o antiaderente e versatevi il composto livellandolo bene.

Lo spessore può essere di uno o due cm a vostra discrezione.

Una volta che il composto si è raffreddato avvolgetelo con una pellicola d'alluminio e ponetelo in frigorifero.

Il giorno dopo tagliate la cotognata ormai solidificata a quadretti oppure potete anche fare forme a vostro piacimento triangolini, rettangoli quadratini ecc... attenzione che è un pò appiccicaticcia.

Fate rotolare le formine così ottenute nello zucchero cristallizzato va bene anche quello di canna facendolo aderire bene in tutti i lati se vedete che lo assorbono un pò troppo fate questa operazione solo al momento  di servirle.


 caramelline di cotognata
 Vanno conservate in frigo e formeranno la gioia dei grandi e sopratutto dei più piccolini.

Vanno bene come dolcetti a fine pasto e per una calorica merenda nelle giornate fredde.

Io un pò cicciottella è bene che non li gusti ma mi ricordo il profumo e il sapore che avevano.

Erano i miei dolcetti preferiti da bambina e mia nonna non mancava mai di farmeli.

Questa che adesso vi ho passata è un'antica ricetta come antico è l'albero dal quale venivano colte le mele che formano l'ingrediente principale di questa ricetta.

Mettetela in atto e mi saprete dire garantisco della sua bontà.

Adesso non mi resta che augurarvi

BUON APPETITO

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