sabato 29 ottobre 2011

PIANTE DA FRUTTO

E' FICO E' SPINOSO VIVE NEL MERIDONE MA E' D'INDIA

Il fico d'india pianta simbolo del nostro Meridione e in special modo della Sicilia  in realtà è una pianta di origini messicane!

Era già conosciuta e sacra ai tempi degli Aztechi che la chiamavano nopalli.

La loro capitaleTenochtitla era stata fondata  nel luogo dove una profezia aveva predetto che si sarebbe vista un'aquila appollaiata sopra un cactus nopalli.

Così era avvenuto e il cactus nopalli, l'odierno fico d'india, era diventata una pianta sacra che si era diffusa in tutto il centro America.

La si coltivava anche per il carminio colorante pregiato che veniva estratto da particolari insetti che vivono su questa pianta.

ARRIVA DAL MESSICO IL "NOSTRO" FICO D'INDIA

In Europa il fico d'india si  ritiene fosse  portato da Cristoforo Colombo di ritorno dall'America intorno all'anno 1493.
  
Siccome credeva di essere giunto nelle Indie diede a questa pianta il nome di fico d'india nome che ancor oggi gli è rimasto.

La prima descrizione particolareggiata  del fico d'india la dobbiamo ad uno spagnolo nell'anno 1535 mentre nel 1768 gli fu dato il nome scientifico di Opuntia ficus-indica nome che conserva ancora oggi.

DESCRIZIONE DI QUESTA CACTACEA NATURALIZZATA IN TUTTO IL BACINO DEL MEDITERRANEO

Nel bacino del Mediterraneo la pianta trovò condizioni idonee alla sua crescita e si diffuse rapidamente al pundo da diventare un elemento caratteristico dei paesaggi aridi e sassosi.

E' una pianta comune nell'Italia meridionale specialmente in Sicilia ma è coltivata e diffusa anche in altri paesi come il Medio Oriente, gli Stati Uniti, il Sud Africa ovunque vi siano luoghi aridi e temperature che non vadano al di sotto dei 0 gradi.

La sua famiglia è quella delle Cactaceae il genere è Opuntia questo genere è caratterizzato da piante che si sono adattate a vivere in condizioni proibitive sole molto forte di giorno e notti fredde con scarsissime precipitazioni.

Possono vivere in queste condizioni perchè hanno adattato la loro struttura in modo da disperdere quanto meno possibile la preziosa acqua e a resistere alle alte temperature diurne.

Il nostro fico d'india è una pianta succulenta che può raggiungere un'altezza di 5 metri.

Non ha foglie ma fusti modificati chiamati pale o cladodi di forma appiattita e oviforme lunghi dai 30  ai 40 cm e con una larghezza che varia dai 15 ai 25 cm che si uniscono gli uni agli altri formando delle ramificazioni.

Le loro spine e la presenza di una cuticola cerosa scoraggiano i predatori e limitano la traspirazione.

Sono queste pale che assicurano alla pianta la sintesi clorofilliana facendo le veci delle foglie.
 
Su di esse sono presenti le areole, circa 150 per pala, tipiche delle Cactaceae dove vi sono le spine lunghe circa da 1 a 2 cm e i glochidi sottili e piccolissime spine lunghe appena qualche millimetro che si staccano dalla pianta facilmente per contatto oppure per azione di un forte vento e essendo munite di minuscoli uncini si piantano saldamente nella cute rendendo la loro estrazione molto difficoltosa.

E' dalle areole che si generano i fiori altre pale o radici avventizie.

Anche il frutto del fico d'india è coperto di areole e quindi è molto spinoso.

Le vecchie pale diventano legnose attorno al quarto anno di età dando origine a un vero e proprio tronco mentre le pale giovani e tenere possono essere consumate previa cottura.

Una particolarità di questa pianta, caratteristica della sua famiglia le Opuntie, è di avere gli stomi aperture situate sopra l'epidermide che consentono gli scambi gassosi nei vegetali che si aprono la notte richiudendosi di giorno contrariamente a quello che fanno nelle altre piante.

In tutte le altre  piante infatti  gli stomi si aprono di giorno per chiudersi nelle ore notturne.
  
Questa particolarità le consente di evitare la perdita per traspirazione di molti liquidi usufruendo della maggiore frescura e umidità  della notte.

Le radici di questa pianta sono molto estese ma superficiali per poter subito intercettare l'acqua appena bagna il terreno nei luoghi aridi dove vivono.

I fiori grandi di un giallo vivo o di un vistoso arancio o bianchi a seconda delle varietà  con stami molto numerosi appaiono sulla sommità della pianta o sulla superficie più esposta al sole nelle pale di oltre un anno di età che possono portare anche una trentina di fiori.

Il loro numero varia molto in base allo stato di salute della pianta e alla sua posizione.

Fioriscono in maniera scalare a partire dalla primavera e per tutta l'estate e l'impollinazione avviene per opera degli insetti.

Il frutto è una bacca carnosa  che contiene al suo interno numerosi piccoli semi.

La sua forma è ovale tronca all'estremità con una buccia cuoiosa coperta di grovigli di spine sottili corte e molto pungenti.

 fiori del fico d'india
Il colore della buccia varia può essere gialla, rossa o porpora mentre la polpa è succosa densa dolce e profumata.

 Se suo colore è rosso  allora abbiamo una polpa molto succosa con gusto corposo, se è giallo abbiamo polpa consistente e gusto saporito, se è bianco il sapore è più delicato.

SUA COLTIVAZIONE

Il fico d'india è una pianta che si è adattata molto bene in ambienti aridi e caldi ma non sopporta temperature che scendano al di sotto dello 0 anche se le piante selvatiche sono più resistenti alle basse temperature  che fanno deperire le piante coltivate.

Questa pianta prospera al di sopra dei 6 gradi di temperatura ma vuole estati calde e non teme   temperature  anche molto elevate.

Vuole terreno asciutto senza ristagni idrici che la fanno marcire con suolo leggero o grossolano.

La propagazione più usata è quella della talea tagliando longitudinalmente in due le pale di uno o due anni che vengono lasciate seccare per alcuni giorni sinchè non si arresti la loro produzione di liquido.

Vengono poi piantate nel terreno longitudinalmente dove radicano con facilità.

La potatura si esegue solo per togliere le pale danneggiate o malformate e per impedire che i cladioli divengano troppo fitti si esegue all'inizio della primavera o in tarda estate.

Caratteristica è la scozzolatura che si pratica per avere frutta di qualità e pezzatura migliore.

Se non viene praticata la pianta fiorisce a maggio per fruttificare in agosto con frutti di piccole dimensioni e di sapore non ottimale chiamati agostani ricchi di semi.

 La scozzolatura è una forzatura della fruttificazione e si basa sull'eliminazione  della fioritura di maggio in modo che la pianta sia indotta a fiorire nuovamente ma più tardivamente.

 bastardoni
In Sicilia si effettua in due date precise il 13 giugno e il 24 di giugno.

Effettuando questa operazione nella prima data si ottengono frutti che maturano in settembre ottobre mentre " scozzolando" nella seconda data si otterrà la maturazione dei frutti in ottobre novembre.

Questi frutti più pregiati sia per l'epoca di maturazione sia perchè di pezzatura maggiore, di polpa più dolce e meno ricca di semi vengono chiamati "bastardoni".

Non tutti gli anni si esegue la scozzonatura per non stressare eccessivamente la pianta ma solo ad anni alterni o meglio ogni due anni.

Questa  frutta  non viene sottoposta a trattamenti in quanto matura in un'epoca dove scarseggiano gli insetti.

I frutti si raccolgono all'alba quando per la rugiada notturna è minore il rischio di essere punti dalle spine con un caratteristico strumento chiamato "il coppo" formato da un barattolo di latta posto sulla sommità di un bastone.

Introdotto al suo interno il frutto si imprime una torsione per staccarlo dalla pianta senza avvicinarsi troppo all'albero.

I frutti molto spinosi vengono ripuliti dalle spine prima di essere avviati alla vendita ma in ogni caso è bene essere prudenti nel maneggiarli ed aiutarsi con una carta di giornale o di scotex per sbucciarli.

Le spine sono quasi invisibili ma molto fastidiose di difficile estrazione perchè si spezzano con facilità.

PARTICOLARITA' DI QUESTI FRUTTI CHIAMATI "FRUTTI DELLA SALUTE"


 spine e glochidi
Questo inconveniente è bilanciato dal sapore dolce e squisito dei frutti e dalle loro notevoli qualità che gli hanno valso il nome di frutti della salute.

Sono infatti ricchi di vitamina C, un tempo venivano imbarcati sulle navi per contrastare lo scorbuto,  contengono   molti minerali soprattutto calcio e fosforo hanno sostanze mucillaginose che regolano il tasso glicemico.

Possiedono un aminoacido importante la taurina benefica per i suoi effetti su cuore, retina e sistema nervoso centrale che possiede inoltre un forte potere antiossidante.

COLTIVARLA IN VASO E NON
Se volete coltivare una pianta così benefica debbo fare una distinzione: se abitate in un luogo dove d'inverno le temperature si mantengono sopra lo 0 questa pianta non vi darà eccessivi problemi se invece abitate in un luogo dove gli inverni sono freddi dovrete accontentarvi di una pianta in vaso che difficilmente fruttificherà anche se non mancano eccezioni in tal senso.

Il vaso dev'essere capiente, almeno 50 cm di diametro con ottimo drenaggio e terreno sciolto e leggero.

Va collocato in un luogo molto luminoso meglio in pieno sole e innaffiato in estate ogni settimana circa quando il terreno è ben asciutto.

Una concimazione con concime organico in primavera sarà gradita dalla pianta che per svernare vuole un ambiente non eccessivamente caldo.

L'ideale sarebbe una serra fredda dove la temperatura non scenda nè di giorno nè di notte sotto i 10 gradi nel posto più luminoso arieggiando spesso ma evitando le fredde correnti d'aria.

Ogni 2 anni occorre rinvasare osservando bene le radici che devono presentarsi biancastre e ben turgide eliminare quelle annerite o che presentino cenni di muffe.

Attenzione alle spine sempre presenti e che possono essere pericolose per i bambini e per gli animali domestici.

Invece in piena terra il fico d'india se trova il clima che gli è congeniale è pianta rustica che dopo alcuni anni sarà prodiga di fiori e frutti.

Si sviluppa rapidamente e nei climi più caldi è impiegata anche per formare spinose siepi di recinzione dei campi.

VARIETA'

Le varietà vengono distinte a seconda del colore della polpa dei frutti.

Abbiamo perciò una varietà detta Sanguigna con frutti a polpa rossa, una varietà detta Muscaredda con frutti con polpa bianca e una varietà chiamata Sulfarina nella quale la polpa dei frutti è di colore giallognolo.


 fichi d'india di diverse colorazioni in vendita in Messico
 La più diffusa è proprio quest'ultima per la sua capacità produttiva e per la sua  adattabilità a metodi  di coltivazione intensiva ma in misura marginale vengono coltivate anche le altre due varietà per fornire al mercato una differenziazione nella colorazione dei frutti.

Un'altra varietà molto pregiata per la pezzatura dei suoi frutti è il "Fico d 'india dell'Etna" con frutti di oltre 100 gr di peso e con polpa che non dev'essere inferiore al 60% del peso fresco dell'intero frutto.

USI PARTICOLARI DI QUESTO GUSTOSO FRUTTO E DELLE PALE


Un uso particolare del fico d'india è quello che lo vede utilizzato per l'allevamento di un insetto particolare chiamato Dactylopius coccus parassita delle pale da cui si ricava un colorante prezioso il carminio di un particolare tono di rosso scuro.

Questo allevamento viene fatto in Messico e soprattutto nelle isole Canarie a Lanzarote costituisce una fiorente attività economica.

In Europa tale allevamento non ha potuto aver luogo per le sue caratteristiche climatiche infatti si hanno temperature troppo basse e piogge eccessivamente frequenti.

 allevamento dell'insetto Dactylopius coccus
In Sicilia è usanza consumare questo frutto a colazione per le sue proprietà vitaminiche e dissetanti e sempre in Sicilia viene consumato non solo fresco ma anche in numerose preparazioni.

I fichi d'india in quest'isola sono inseriti tra i prodotti agroalimentari siciliani e questo indica quanto sia importante per gli abitanti questa pianta ormai diffusa abbondantemente sia come coltivazione che come esemplare selvatico.

Una ricetta siciliana usa le pale più giovani e tenere accuratamente private delle spine che vengono tagliate a cubetti, lessate e condite con olio sale e succo di limone.

In Messico invece vige l'usanza di cuocerle su piastre roventi di ferro dopo averle accuratamente spinate.

Così cucinate si trovano spesso in vendita nei mercati o presso gli ambulanti che vendono anche crema di fagioli mais cotto e cipolle.


 raccolta frutti con "il coppo"
 Invece i frutti possono essere  usati in cucina in tantissimi modi.

Crudi entrano a far parte di succulente macedonie condite con zucchero e irrorate con marsala oppure invece del marsala si può adoperare il succo del lime per dare un gusto leggermente acidulo.

Se ne possono ricavare marmellate composte e mostarde.

Se vengono messi a fermentare se ne ricava una bevanda leggermente alcolica che distillata da origine ad un'ottima e singolare acquavite.

Per la ricettina che sempre chiude il post ho interpellato la mia amica siciliana che vive alla pendici dell'Etna e che più di me è esperta nel cucinare questo frutto così comune dalle sue parti.

Gentilissima mi ha passato questa gustosa ricetta che giro a voi dopo averla provata e averla trovata davvero particolare e gustosa.

INSALATA CON I FICHI D'INDIA

Ingredienti per due persone

3 fichi d'india maturi

60 /70 gr di insalate miste (lattughe, indivia , radicchio,lattuga romana)

20 gr di gherigli di noci

mezza cipolla rossa di tropea

un piccolo limone verde

olio extrevergine d'oliva

sale q.b.

Sbucciate i fichi d'india e tagliateli a fette spesse accomodandoli in due piatti.

Pulite e lavate le insalate asciugatele accuratamente  tagliatele  in striscioline sottili e mescolatele.

Aggiungetevi anche la cipolla tagliata a fettine sottilissime e la scorza del limone che avrete gratuggiato evitando con cura la sua parte bianca.

Mescolate bene il tutto e versatelo sopra le fette di fichi d'india.

Spolverate con i gherigli delle noci che avrete grossolanamente tritato.

Con due cucchiai di olio extravergine emulsionate il succo del limone aggiustate di sale e versatelo nei due piatti precedentemente preparati.

Portate subito in tavola dove i vostri commensali golosi non potranno fare a meno di lodarvi un'insalata così particolare.

In quanto a me non mi resta che ritirarmi non prima però di avervi augurato

BUON APPETITO

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