venerdì 23 marzo 2012

PIANTE DA FRUTTO

IL GELO SI FA ANCORA SENTIRE MA QUESTA PIANTA GIA' FIORISCE
SIMBOLO DI CORAGGIO E DI INNOCENZA


Nell'aria ancora fredda c'è una pianta coraggiosa che impaziente non aspetta i tepori primaverili ma già apre le sue fragili corolle rosate è il mandorlo da sempre celebrato come simbolo di speranza e di rinascita.

Fiorisce nel tardo inverno già a fine febbraio se il clima è mite mentre dove l'inverno è più rigido aspetta l'inizio di marzo per far sbocciare le sue delicate corolle.

Tuttavia queste corolle sfioriscono nel volgere di poco tempo e per questo motivo rappresentano anche la delicatezza e la fragilità, in poco più di una settimana i fragili fiori mutano di tonalità dal bianco rosato al bianco candido prima di sfiorire e di cadere al suolo.

La sua leggiadra fioritura ha ispirato miti e leggende, diffuso cultura e folclore che affonda le sue origini in mondi lontani dal nostro, il mandorlo viene citato persino dalla Bibbia.

In questo testo sacro è infatti narrato  come il profeta Geremia interpretò un segnale di rinascita la precoce fioritura di un mandorlo e nel testo biblico dell'Ecclesiaste i fiori del mandorlo simboleggiano lo scorrere veloce della vita sino all'invecchiamento.

La rapidità della loro fioritura simboleggia l'avanzare rapido della vita e il loro mutar di colore dal rosato al bianco rappresenta i capelli canuti della vecchiaia.

Nell'Esodo Dio dice a Mosè di prendere a modello i fiori del mandorlo per forgiare con il martello l'oro l'antico candelabro sacro ebraico a sette bracci chiamato Menorah.

Nell'arte medioevale Giuseppe, lo  sposo di Maria  viene spesso raffigurato con un ramo di mandorlo in mano per ricordare la sua paternità putativa ottenuta attraverso il miracolo.

Sempre durante il Medioevo, nel XIII secolo un poeta tedesco Konrad von Wuerzburg  vide nella mandorla un simbolo dell'Immacolata Concezione: come il nocciolo della mandorla ha origine nella mandorla intatta così il Cristo venne concepito nel grembo intatto di Maria.

Gesù a volte viene raffigurato internamente a una mandorla per simboleggiare il fatto che la natura divina è nascosta da quella umana, infatti la mandorla simbolicamente rappresenta l'essenziale celato dietro l'apparenza.

Per i mistici la mandorla è il frutto migliore simboleggia l'essenziale, il cuore dell'essere spirituale contrapposto alla materialità e all'apparenza simboleggiate dal guscio.

Per gli ebrei è simbolo di rinascita una promessa di vita nuova.

Anche nella mitologia greca viene ricordato il mandorlo come simbolo di costanza e di speranza.

Questo albero è legato al mito della principessa Fillide di cui ve ne sono diverse versioni una delle quali descritta anche da Ovidio.

Narra la leggenda che Fillide figlia di Sitone re della Tracia, era fidanzata ad un famoso guerriero che si chiamava Demofonte partito per la guerra.

La fanciulla sperava nel suo ritorno e si struggeva per il dolore e la nostalgia del suo amato.

Non vedendolo arrivare e presa dalla disperazione morì prima che Demofonte  potesse ritornare, commossa dal suo dolore la dea Atena la trasformò in un mandorlo spoglio e sterile.

L'innamorato quando finalmente fece ritorno disperato abbracciò la pianta e scoppiò in lacrime, le sue lacrime di dolore e pentimento trasformarono la pianta in una nube di delicati fiori.

Questa fiorì ma senza le foglie e così fanno tutti i mandorli, prima sbocciano i loro fiori e poi alla loro caduta spuntano le verdi foglioline.

Un'altra leggenda questa volta araba ha come protagonista il mandorlo.

Si narra infatti che molto molto tempo fa l'Algarve la regione più meridionale del Portogallo, fosse abitata dagli Arabi.

A quel tempo vi dimorava un giovane re arabo coraggioso come un leone e di pelle scura che stava per sposare una principessa che proveniva dal Nord Europa di nome Gilda.

Gilda era così bella che tutti ne magnificavano la bellezza e la chiamavano la "Bella del Nord".

Le nozze furono celebrate con grande sfarzo e i due sposi furono a lungo immersi nella felicità  ma poi Gilda iniziò ad essere triste.

Interrogata dal marito sul motivo della sua infelicità gli confessò che aveva nostalgia del freddo e della neve che in inverno  ammantavano il paese dal quale proveniva.

Il re capì e subito diede l'ordine di piantare sotto le mura del castello numerose piante di mandorli,  erano così fitte che formavano un  grande bosco.

A fine gennaio il re chiese alla sua sposa di seguirlo in una passeggiata fuori dal castello e appena passato il ponte levatoio Gilda potè ammirare file e file di mandorli fioriti come candide nuvole senza alcuna foglia.

"Ecco la tua neve" disse il re alla bella Gilda.

Da quel giorno la principessa riacquistò la sua felicità ed è da quel giorno che in Algarve i mandorli fioriscono presto.

ORIGINI DI QUESTA PIANTA DELICATA MA  CORAGGIOSA

Origini molto antiche per questa rustica e leggiadra pianta che è originaria delle zone  montuose dell'Asia centro-occidentale di un territorio che si può situare fra l'attuale Iran, l'Afghanistan e la Cina occidentale.
 
 La forma originaria si presentava  sotto forma di mandorlo selvatico che ancor oggi produce mandorle amare tossiche per la presenza di una sostanza amarognola, l'amigdalina.

Il mandorlo nella sua forma selvatica cresceva in quelle regioni già al tempo dell'età della pietra circa 10.000 anni fa mentre la coltivazione del mandorlo domestico che produce mandorle dolci e commestibili si deve alla straordinaria abilità degli antichi agricoltori i quali riuscirono a selezionare una varietà di mandorle dolci.

Si può affermare con una certa sicurezza che questa è stata una delle prime piante da frutto coltivate dall'uomo.

Si  sono trovate tracce della coltivazione di mandorli domestici già nella prima parte dell'Età del Bronzo datata del 3000 al 2000 A.C.

Lo troviamo citato in alcuni scritti assiri e babilonesi e inoltre alcuni frutti ritrovati nella tomba del faraone Tutankhamon attestano come anche gli egiziani conoscessero ed apprezzassero le mandorle che probabilmente importavano dall'oriente, per il loro alto valore nutritivo e per la capacità di conservarsi inalterate per lungo tempo.

Già nel diciassettesimo e nel sedicesimo secolo A.C. il mandorlo che proveniva dall'Asia raggiunse l'Asia minore e da qui la colonizzò attraverso la Persia , la Siria e l'Egitto.

L'espansione del mandorlo nel Mediterraneo è incerta: due popolazioni si contendono questo primato i Greci e i Fenici che con i loro viaggi diffusero la coltivazione di questa pianta.

Nel quinto secolo A.C. era diffuso in Grecia ne da notizia un'antica storia delle piante che lo cita come l'unico albero presente in Grecia che produce fiori prima che nascano le sue foglie, da qui si espanse nell'Impero Romano tanto che i romani ricordandone l'origine la chiamavano la "noce greca".

La diffusione del mandorlo in Francia si deve a Carlo Magno grande estimatore del suo frutto.

Italia e Spagna furono i primi e  maggiori produttori di mandorle e dalla Spagna i Padri Francescani che andavano missionari nel Nuovo Mondo importarono questa coltura in America fra il XVI e il XVIII secolo.

Dalle loro missioni  diffusero la coltivazione del mandorlo lungo la California in particolare nella fascia centrale di questa penisola, fra il fiume Sacramento e la valle di San Joaquin dove questa pianta trovò un ambiente ottimale e già all'inizio del '900 veniva coltivata in frutteti specializzati.

Oggi  il mandorlo viene coltivato nelle zone a clima temperato caldo di entrambi gli emisferi, parlando del continente Europeo la  sua coltivazione è compresa principalmente fra il 36° ed il 45° parallelo anche se non è raro  trovarlo a latitudini superiori.

In Italia infatti si possono trovare delle colture di mandorli anche nelle zone prealpine tuttavia è nel nostro Meridione che troviamo le più estese coltivazioni intensive di questa pianta, partendo dalle Marche e arrivando sino in Sicilia e in Sardegna, ma è la Puglia che detiene i quattro quinti della produzione nazionale.

Non è solo l'Italia a poter vantare grandi coltivazioni di mandorlo, anche la Spagna e il Portogallo, la Provenza nella Francia del Sud, e la Grecia ospitano vasti territori in cui il mandorlo è ampiamente coltivato.

Estesi mandorleti si trovano anche in Turchia e in Persia e sulle coste settentrionali dei paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo.

Oggi il maggiore produttore di mandorle a livello europeo è la Spagna mentre in Italia si è avuta una contrazione di questa coltura soprattutto in quella pugliese e siciliana che ha subito un calo notevole al punto che per soddisfare il fabbisogno interno è stato necessario importare un frutto che un tempo veniva invece esportato.

La produzione mondiale delle mandorle è saldamente in mano alla California, qui si ha un terzo della produzione mondiale delle mandorle con guscio, mentre per quanto riguarda le mandorle  sgusciate si raggiunge ben il 75% della produzione mondiale soprattutto grazie all'impiego di cultivar particolari con un guscio leggero e fragile ma con un'alta resa del seme che può arrivare  sino al 60% contro il 25% 30%  di resa delle varietà coltivate in Italia e in Spagna.

DESCRIZIONE DI QUESTO LEGGIADRO ALBERO

Il mandorlo appartiene alla famiglia delle Rosacee sottofamiglia Prunoideae, il suo nome scientifico è Prunus communis o Amygdalus communis.

E' una pianta longeva che può superare il secolo di vita entra in produzione tardi dal quinto anno di età e può raggiungere gli otto o i dieci metri di altezza.

Ha un apparato radicale esteso e fittonante che si può estendere come dimensioni anche di 3 o 4 volte la chioma, questo gli consente di vivere in terreni difficili e di scarso valore per altre specie a volte lo si incontra solitario in terreni sassosi consociato alla frugale vite.

Presenta un tronco che liscio, dritto e di colore grigio da giovane diviene col passare del tempo contorto, screpolato e scuro.

Le sue foglie sono caduche, lanceolate, a margine seghettato, lunghe sino a 12 cm. lucide sulla pagina superiore opache nella pagina inferiore,  di un bel verde intenso simili a quelle del pesco.

I fiori compaiono precocemente sui rami nudi prima delle foglie da febbraio a marzo a secondo delle varietà e dell'andamento climatico, l'albero fiorisce abbondantemente con fiori che hanno petali bianco rosati ed è molto ornamentale nel periodo della fioritura.

I fiori ermafroditi sono costituiti da 5 petali, la maggior parte delle cultivar è  autofertile ma producono meglio in prossimità di un impollinatore, alcune varietà sono autosterili quindi in questo caso nel mandorleto occorre piantare più cultivar compatibili fra di loro.

Inoltre in questa specie è molto importante la fecondazione data dagli insetti pronubi in primis le api e spesso vengono portate le arnie fra i mandorli in fiore.

Se l'albero assicura in un periodo ancora avaro di fioriture il polline necessario alle api per la creazione del miele, d'altro canto questi utili insetti fecondano i fiori e permettono la successiva fruttificazione della pianta così in natura ogni cosa è unita in un mirabile disegno.

Il frutto  chiamato mandorla è una drupa ovoidale o allungata composta da un mallo verde, carnoso che può essere peloso o glabro e da un guscio chiamato endocarpo legnoso e bucherellato che può essere duro o fragile.

All'interno del guscio si trova una mandorla a volte due che può essere dolce o amara ed è ricoperta da una pellicina bruno-rossiccia.

Sono i rami di un anno che portano sia gemme da fiore che da legno, i fiori e successivamente i frutti si trovano sia sui rami dell'annata che sui mazzetti di maggio.

Se l'entrata in produzione non è precoce la pianta produce sino a tarda età, raggiunge il massimo della produzione dal 20° al 50° anno poi decresce ma può arrivare sino all'ottantesimo anno.

COLTIVAZIONE


Il mandorlo fruttifica regolarmente in aree con estati calde e asciutte e inverni non troppo rigidi anche se queste piante hanno una vernalizzazione di  7° sopra lo 0 di 300 - 500 ore circa.

Nelle aree fredde sono coltivate come piante ornamentali per la precocità e la bellezza della loro fioritura e anche se alcune cultivar fruttificano in luoghi dove gela occorre prestare attenzione alla fioritura in quanto questa pianta è sensibile alle gelate tardive.

Soffre anche se l'umidità dell'aria è eccessiva e facilmente in queste condizioni si ammala di malattie fungine mentre sopporta bene la siccità che se è troppo prolungata causa la caduta delle sue foglie.

Si adatta bene ai più diversi tipi di terreno ma predilige quelli leggeri, calcarei, profondi e ricchi di humus anche ciottolosi, poco sopporta quelli pesanti con umidità stagnante che causano alla pianta numerose malattie.

Per quanto riguarda la concimazione oltre alla concimazione organica al momento dell'impianto, il mandorlo necessita di concimazioni minerali a base di azoto, fosforo e potassio distribuendo quantità bilanciate di questi concimi durante il periodo vegetativo fra la fioritura e l'accrescimento dei frutti ma evitando di concimare in prossimità della maturazione dei frutti.

Nei mandorleti specializzati il terreno viene lavorato per i primi due o tre anni e poi lasciato inerbito    in quanto le radici del mandorlo essendo superficiali e diffuse mal sopportano lavorazioni profonde del terreno che viene sfalciato basso a luglio per permettere una agevole raccolta.

La propagazione del mandorlo avviene principalmente per innesto anche se è possibile propagarlo da seme.

Per singoli esemplari dove il portamento e la vigoria vengono privilegiati rispetto alla produzione il portainnesto più usato è il mirabolano che da longevità e grandezza alla pianta mentre per le piante destinate ai frutteti da resa come portainnesto generalmente si utilizza il pesco che anticipa la messa a frutto e da anche una buona vigoria ma ha lo svantaggio di accorciare la vita della pianta.

Se si vuole impiegare l'antico metodo della propagazione per seme quello che già veniva impiegato nell'antichità, occorre seminare in piccole buche nel terreno alla distanza stabilita 3 o 4 mandorle col guscio alla profondità di qualche centimetro.

A germinazione avvenuta si lascerà la piantina migliore che verrà successivamente innestata con la varietà desiderata.

La semina occorre eseguirla nel tardo autunno e la germinazione avverrà nella primavera seguente, mentre l'innesto a gemma dormiente sarà effettuato al più presto alla fine dell'estate del secondo anno, oppure si potrà innestare con innesto a spacco alla fine dell'inverno del terzo anno.

In genere si seminano mandorle amare in quanto meno appetite da uccelli e da altri animali selvatici.

La forma usata per i nuovi impianti è quella a vaso a 4 o 5 branche con una altezza minima di 70 cm da terra per consentire la raccolta meccanica.

Tuttavia il mandorlo si presta bene ad essere allevato anche in forma naturale cioè a pieno vento.

Per ottenere questo si pianterà un astone di un anno che si taglierà all'altezza desiderata a circa 120 cm se si vuole impalcare a fusto medio, oppure a 180-200 cm se si vuole impalcare ad alto fusto.

L'anno successivo si conserveranno almeno tre rami che si dovranno accorciare a 20 o 25 cm dal punto di partenza.

Negli anni successivi questi tre rami produrranno altri rami che si dovranno accorciare anch'essi  costituendo così a poco a poco l'impalcatura.

La potatura di allevamento deve essere contenuta per permettere un rapido sviluppo delle piante e  per favorire una precoce entrata in produzione delle stesse.

Si tagliano i succhioni e i rami fuori posto tutti gli anni per evitare di dover effettuare tagli troppo grossi, si eliminano le parti secche o malate diradando se sono troppi i rami misti.

Il mandorlo non ha grosse esigenze per quanto riguarda l'irrigazione queste dipendono dalle condizioni pedoclimatiche e dal portainnesto.

Nella coltura tradizionale con l'utilizzo del franco come portainnesto si irriga pochissimo e solo quando le piante sono giovani, mentre nelle colture specializzate con portainnesti differenti si usa l'irrigazione localizzata.

 mandorle varietà "Genco"
VARIETA'

La coltivazione millenaria di questa pianta ha dato origine a migliaia di varietà.

Il mandorlo ha bisogno dell'impollinazione incrociata e spesso veniva propagato per seme quindi la sua discendenza era molto differenziata costituendo un enorme patrimonio di diversità.

Rispetto ad altri fruttiferi la quasi totalità del patrimonio genetico esistente del mandorlo ha un'origine naturale e ben poche e recenti sono le cultivar artificiali vale a dire quelle ottenute con programmi di miglioramento genetico della specie.

Nel 1872 il professore Giuseppe Bianca nel suo libro "Manuale della coltivazione del mandorlo in Sicilia" ne elenca ben 752 varietà italiane ma si sospetta fossero ben più numerose.

Con l'andare del tempo questo patrimonio si è andato perdendo e si sono privilegiate nei mandorleti da reddito varietà altamente produttive e tutte uguali che non hanno più bisogno dell'impollinazione incrociata e che sono più adatte per la raccolta meccanizzata facendo risparmiare manodopera e  denaro.

Tuttavia la grande produttività raramente va di pari passo con le qualità organolettiche del frutto.

Recentemente si è cercato di salvare e di rivalutare le poche varietà antiche di mandorle italiane rimaste della straordinaria ricchezza varietale di un tempo.

Per il sapore caratteristico e particolare che hanno sono le più adatte per la confezione di quei dolci e di quei liquori che non hanno più la grande qualità che li caratterizzava confezionati con le mandorle standard.

Inoltre la classificazione delle cultivar può essere fatta in vari modi:

-per il sapore della mandorla si distinguono in mandorle dolci  e mandorle amare

-per l'epoca di fioritura si distinguono in:

fioritura molto precoce ( seconda metà di gennaio)
fioritura precoce ( prima metà di febbraio)
fioritura intermedia ( seconda metà di febbraio)
fioritura tardiva ( prima metà di marzo)

-per il comportamento biologico si distinguono in:

varietà autofertili
varietà autosterili

- per la consistenza del guscio abbiamo:

molto duro 30%
semiduro  41%
semitenero 51%
tenero        61%

Più il guscio è tenero più la resa in sgusciato è alta quindi la varietà è più produttiva, caratteristica questa più pronunciata nelle varietà selezionate in America.

Accennerò ad alcune delle numerose varietà quelle più caratteristiche e adatte alla coltivazione in un frutteto famigliare non potendo qui approfondire le centinaia di varietà che corrispondono a questi numerosi parametri.

Le mandorle amare sono usate soprattutto in medicina, e in piccole quantità per dolci famosi gli amaretti ai quali conferiscono un caratteristico sapore.

Per la presenza di amigdalina e di emulsina che si combinano fra loro quando la mandorla viene masticata, generando acido prussico dannoso e in certe quantità letale per l'uomo, tali varietà vengono poco coltivate e usate soprattutto come portainnesti avendo scarso valore commerciale.

Tra le migliori mandorle dolci autofertili  abbiamo due varietà tipiche della Puglia entrambe a fioritura tardiva.

La prima è la varietà "Genco" originatasi all'inizio del '900 si è poi diffusa in tutta la Puglia.

Ha  una produttività costante e una fioritura tardiva, il frutto ovale con guscio duro contiene una mandorla grande e compressa che solo in pochi casi si presenta doppia, la raccolta avviene ai primi di settembre.

L'albero rustico e resistente alla siccità, ha un portamento leggermente aperto ed è mediamente vigoroso.

Questa è una varietà non difficile da trovare presso i vivaisti ricercata per la sua produttività e la bontà del suo frutto.

La seconda è la cultivar "Tuono"  una varietà tradizionale pugliese l'inizio della sua coltivazione risale  alla prima metà dell'ottocento.

Non solo è diffusa in tutto il territorio della Puglia ma viene anche frequentemente coltivata fuori dall'Italia per l'eccezionale produttività che si mantiene costante negli anni.

E' l'autofertile pugliese più conosciuta e utilizzata nei programmi di miglioramento genetico del mandorlo.

Il sapore del seme e  la maturazione precoce dello stesso sono i suoi punti forti.

I frutti hanno un guscio semiduro al loro interno si trova una mandorla dalle grandi dimensioni e semiappuntita.

Si conferma una delle più interessanti  varietà in commercio per l'ottimo rendimento in sgusciato (40%)

Purtroppo tende all'alternanza nella produzione e nel produrre elevate percentuali di semi doppi caratteristica questa che ha trasmesso ai suoi discendenti .

In Sicilia è famosa la varietà "Pizzuta d'Avola" che prende il nome dall'omonimo paese, la sua coltivazione si estende nelle provincie di Siracusa e Ragusa.

Nella metà dell'ottocento dopo che i vigneti erano stati decimati a causa della Filossera, una grave malattia della vite, nacque il bisogno di trovare una coltura alternativa.

Di questo gravoso impegno si fece carico il professore Giuseppe Bianca il quale dopo numerosi studi sulle varietà presenti nel territorio siciliano ma anche sulle cultivar che si trovavano sia nell'Italia meridionale che nei paesi dove il mandorlo era più diffuso, ibridandole fra loro riuscì ad individuare alcune varietà di particolare pregio.

Una di queste la chiamò "Avola Scelta" o "Pizzuta di Avola" per la particolare forma appuntita, allungata e schiacciata del seme: la mandorla di Avola era nata.

Questa varietà per le sue qualità organolettiche ottenne il favore della popolazione e si diffuse rapidamente molto apprezzata anche ai giorni nostri.

La pianta è vigorosa e a portamento espanso è una varietà autosterile quindi abbisogna di impollinatori (Fascionello, Romana) la sua fioritura è precocissima da fine gennaio ai primi di febbraio.

La mandorla di Avola ha un guscio duro e liscio dai pori piccoli, il suo seme ha forma piatta con la pellicola rosso scuro.

E' famosa per le sue qualità che risaltano al meglio nella confetteria e nella pasticceria, nelle superbe granite e nel latte di mandorla che composto con la "Pizzuta d'Avola" acquista un gusto insuperabile.

Ferragnes è una cultivar francese creata più di vent'anni fa, apprezzata per la sua produttività, la fioritura tardiva, l'elevata resa in sgusciato più del 40% , l'assenza di semi doppi e la mandorla di grandi dimensioni particolarmente adatta  per la confetteria.

Questa varietà è autosterile e abbisogna per la sua impollinazione di un'altra varietà, adatte per questo compito sono le cultivar Tuono e Texas.

Un'altra varietà diffusa nella provincia  barese notevole per le caratteristiche merceologiche del suo frutto allungato è la cultivar "Fra Giulio"  con una buona produttività e con mandorla dal guscio semiduro con pochi semi doppi e una buona resa in sgusciato (30 - 35 %)

L'albero presenta vigore medio, portamento espanso e fioritura tardiva.

Queste sono solo alcune fra le migliori varietà di mandorle di facile reperimento che potete trovare e coltivare, ve ne sono moltissime altre che io per non appesantire eccessivamente questo post ho tralasciato ma che meriterebbero una più approfondita analisi.

 mandorle californiane sgusciate
Desidero adesso spendere due parole sulle varietà californiane che hanno permesso alla California e all'America di diventare il primo produttore mondiale di mandorle con una produzione che si attesta sul 70% delle mandorle commercializzate  nel mondo.

Queste varietà sono per la maggior parte autofertili quindi sono in grado di dare una buona fruttificazione anche senza la presenza di altre varietà impollinatrici, inoltre sono autofecondanti in grado di produrre un'abbondante fruttificazione senza che sia necessaria la presenza degli insetti impollinatori.

Questa ultima qualità è molto importante vista anche la scarsità di api dovuta a cause che a tutt'oggi non risultano ben accertate.

Partendo dalla varietà "Tuono" come genitore maschile per il polline e ibridandolo con varietà californiane ad alta resa si sono create nuove varietà altamente promettenti le cui caratteristiche principali sono vigore medio della pianta, alta produttività, frutto di bel colore e di buona pezzatura con ottimo sapore ed elevato contenuto in olio.

Una varietà fra tutte: la "Nonpareil" è quella più importante e considerata nei nuovi impianti, la sua produzione supera il 50% dell'intera produzione californiana.

La sua origine californiana è naturale deriva infatti da un succhione di semenzale innestato e fu selezionata dal 1879 in California.

Fiorisce precocemente ed è la prima a far maturare il suo frutto, le mandorle maturano dalla metà di agosto, questa sua caratteristica la prende pregiata e ricercata.

L'albero è vigoroso con buona produzione, fruttifica prevalentemente sui rami misti, porta frutti di grandezza media con guscio di colore marrone chiaro molto sottile, leggero e spesso incompleto mentre i semi sono di grandezza media, lisci, uniformi di sapore discreto.

Questa cultivar è autosterile e in California per coprire il più possibile la sua fioritura vengono impiegate come impollinatori altre varietà di mandorli la più nota delle quali è la cultivar "Mission".

La sua caratteristica più pregevole oltre alla sua precocità, è la produzione di mandorle molto attraenti ed uniformi altamente qualitative sia per la loro superficie liscia  sia per il loro colore molto chiaro.

In California è cultivar molto produttiva ma questa sua resa non si è mantenuta al di fuori del suo luogo di origine.

Tuttavia questa pregiata varietà presenta alcuni difetti fra i quali vi è la suscettibilità per la pianta e i suoi frutti di essere sensibili agli stress idrici.

Un'altro suo difetto e che essendo la più importante rappresentante del gruppo di cultivar con guscio cosiddetto cartaceo per la sua estrema sottigliezza e fragilità, espone i suoi semi agli  attacchi degli uccelli e dei roditori, inoltre le sue mandorle sono più esposte a malattie che ne pregiudicano la sanità.

Il gusto del suo seme poi è di molto inferiore alle antiche mandorle coltivate nel nostro paese.

COLTIVAZIONE IN VASO

E' possibile coltivare il mandorlo in vaso?

Qui i pareri sono discordanti e io ho avuto più di una discussione se fosse possibile coltivare e soprattutto far prosperare una pianta come il mandorlo in un vaso anche se capiente.

In linea di massima tutte le piante possono essere coltivate in vaso il problema è tenercele per lungo tempo rigogliose e produttive e qui sta il difficile specialmente per una pianta come il mandorlo.

Il perchè di questa difficoltà è presto detto: il mandorlo è una pianta con un apparato radicale fittonante e vasto che mal sopporta la ristrettezza di un vaso.

Nei primi anni della sua vita è pianta di rapida crescita, in seguito si stabilizza e cresce lentamente, ma in ogni caso occuperebbe in breve tempo tutto lo spazio del vaso con il suo apparato radicale.

Inoltre c'è da considerare che molte cultivar sono autosterili quindi abbisognano di un'altra varietà impollinante per dare frutti.

Tuttavia per chi fosse innamorato di questa pianta e non volesse rinunciare a lei ecco alcuni accorgimenti per mantenerla al meglio anche in vaso.

Consiglio di indirizzarsi verso varietà innestate sul pesco che sono meno vigorose e di chiedere consiglio a un buon vivaista spiegandogli il vostro desiderio di avere un bel mandorlo in vaso.

Quando comprate una giovane pianta di mandorlo assicuratevi  che sia una varietà autofertile altrimenti non darà frutta se non vicino ad un'altra varietà, poi posizionatela in un nuovo vaso con terriccio soffice e fertile, che sia di circa 10 cm di diametro maggiore di quello dove la pianta era collocata e quanto più possibile alto per permettere all'apparato radicale di svilupparsi.

Posizionatela in un luogo riparato e soleggiato  facendo attenzione alle innaffiature.

Ogni anno occorre rinvasarla aumentando sempre di circa 10 cm il diametro del vaso, il periodo migliore  per tale operazione è la fine dell'inverno prima della sua fioritura.

Tuttavia, e qui sta il difficile occorre accorciare le radici per permettere la crescita dei peli radicali e per equilibrare la pianta la quale va ridotta anche nella chioma con opportuni tagli di potatura  che però non deve essere eccessiva.

Ci aiuterà il fatto che il mandorlo è pianta rustica che sopporta anche qualche disagio tuttavia per mantenere al meglio un mandorlo in vaso il pollice , nostro:-) deve essere verde come le foglie di questa bella pianta.

Però se con pazienza e abilità si riesce nell'intento avremo una bella pianta da frutto con una fioritura attraente in un periodo dell'anno avaro di fiori e una successiva fruttificazione di mandorle dolci che potremo consumar fresche o adoperare per ottime ricette.

 mandorlo da fiore
Per dare una completa informazione voglio aggiungere che vi sono anche i mandorli da fiore molto graziosi e adatti alla coltivazione in vaso in quanto piante più basse e minute.

Il Prunus tenella chiamato mandorlo nano della Siberia in quanto è originario delle steppe russe, è un arbusto che fiorisce in rosa leggermente più tardi delle altre specie di mandorlo e che non teme il freddo.

La sua altezza contenuta, raggiunge i 70 cm da adulto, la sua forma naturalmente arrotondata e soprattutto la sua abbondante fioritura lo rendono un albero molto adatto per la coltivazione in vaso.

Purtroppo però non porta le dolci mandorle che sono prerogativa di un altro suo parente, il Prunus communis o mandorlo da frutto.

Insomma non si può aver tutto o per meglio dire per averlo è necessario esperienza e impegno prerogative necessarie se si vuole coltivare e far prosperare un  mandorlo da frutto sul vostro balcone.

CARATTERISTICHE QUALITATIVE DELLA MANDORLA

Quando il frutto del mandorlo giunge a maturazione il mallo divenuto coriaceo si apre lasciando fuoriuscire il guscio duro legnoso e bucherellato all'interno del quale si trovano uno o due semi rivestiti di una pellicola ruvida color mattone o castana.

La mandorla propriamente detta è formata da due cotiledoni bianchicci, zuccherini e oleosi.

Le mandorle si raccolgono a  mano a mano che cadono al suolo su reti messe sotto la chioma delle piante da agosto a settembre a seconda delle varietà e della zona di coltivazione.

Si conservano ottimamente nel loro guscio se invece le comprate sgusciate prendetele possibilmente nelle confezioni sigillate perchè i loro grassi irrancidiscono con facilità se esposti alla luce, all'aria e al calore.

Per esaltarne il sapore si possono tostare a fuoco medio per circa 5 minuti finchè non risultano dorate e croccanti oppure si possono mettere in forno a 180° per pochi minuti.

Nelle preparazioni ove occorrono le mandorle sgusciate è utile per facilitare questa operazione immergerle in acqua bollente per pochi minuti.

Le mandorle si dividono in mandorle amare e mandorle dolci.

Le  mandorle amare non possono essere consumate fresche perchè contengono un glucoside tossico l'amigdalina che però la cottura prolungata disattiva.

Entrano quindi nella preparazione di dolci tipici come gli amaretti mentre l'olio estratto  da questo seme è largamente usato in cosmetica per la produzione di saponi e in profumeria.

Le mandorle dolci invece sono utilizzate sia come frutto fresco che come frutto lavorato.

Sono ricche di proteine e di grassi insaturi i  cosiddetti grassi "buoni", ben 83% delle calorie che contengono deriva da questo nutriente e ciò le rende benefiche per l'apparato cardiocircolatorio.

Sono  un'ottima fonte di vitamina E e di magnesio inoltre fra la frutta secca sono quelle che contengono più fibre.

Nelle mandorle vi sono anche le vitamine del gruppo B e minerali quali ferro, potassio, rame e fosforo.

Altamente energetiche sono indicate nei casi di convalescenza e debilitazione ma non sono adatte per chi vuole dimagrire infatti l'apporto energetico è pari a 603 calorie per 100 g di parte edibile.

Un consumo abituale di mandorle abbassa i livelli ematici di colesterolo e di trigliceridi.

Questo seme contiene anche l'emulsina un'enzima che favorisce la digestione dei cereali e dei cibi ricchi di amido.

La mandorla ha proprietà energetiche ma anche lassative, già nei tempi antichi il latte di mandorle veniva considerato un blando lassativo rinfrescante dell'intestino e delle vie urinarie.

Dalle mandorle si ricava il latte di mandorla composto da mandorle dolci qualcuna amara e zucchero.

E' una bevanda rinfrescante e altamente energetica con un grande apporto calorico quindi occorre non esagerare con le dosi, si può eccedere con facilità visto il suo gusto molto gradevole.

Il latte di mandorla ha proprietà antidepressive, antinfiammatorie e rinfrescanti ed è molto dissetante.

 olio di mandorle
Dalla spremitura delle mandorle dolci si ricava un olio apprezzato e conosciuto da secoli per la sua delicatezza e le sue notevoli proprietà.

L'olio di mandorle dolci è ricco di proteine, sali minerali, vitamina A e vitamine del gruppo B inoltre è emolliente, nutriente, addolcente e lenitivo.

Adatto a ogni tipo di pelle combatte l'invecchiamento cutaneo ed è  utilizzato anche per le pelli secche ed arrossate inoltre viene impiegato per le pelli sensibili e delicate come sono quelle dei bambini.

 Protegge, deterge e ammorbisce la pelle del viso, toglie le impurità che si accumulano sull'epidermide senza alterarne l'equilibrio naturale come a volte può fare il sapone che contiene sostanze alcaline.

L'azione emolliente di questo olio è utile quando si ha prurito ed è molto efficace in caso di smagliature, è consigliabile applicarlo nelle "zone critiche" con un leggero massaggio per farlo penetrare negli strati profondi della pelle dove rilascia i suoi principi attivi.

 Infine l'olio di mandorle può essere usato per ridare vigore e lucentezza a capelli sfibrati e stanchi.

Un impacco di questo olio applicato per  20 - 30 minuti sulla chioma prima dello shampoo costituisce un ottimo rimedio per capelli sfruttati e opachi.

Le mandorle grazie al loro aroma e al loro sapore vengono utilizzate nella cucina per la preparazione di piatti sia salati che dolci.

Sono un importante ingrediente in numerose ricette a base di carne e di pesce che rendono più delicate, piacevoli e gustose.

Spesso impiegate nella cucina orientale per la preparazione di piatti salati, uno dei più famosi è il pollo alle mandorle, questo loro uso sta prendendo piede anche in occidente.

Questi semi sono un ingrediente fondamentale nella pasticceria sia casalinga che industriale, si usano sia interi che tritati o ridotti in polvere per torte, focacce, biscotti, torroni, mandorlati e confetti.

Servono da guarnizione per numerosi dolci, per i Panettoni natalizi e per le Colombe Pasquali, entrano nella composizione di creme e salse per dolci.

 mandorla immatura
Si può consumare anche la mandorla dolce immatura da raccogliere quando il frutto ha raggiunto dimensioni sufficienti per esprimere appieno il sapore e l'aroma.

Queste mandorle si consumano acerbe avendo il mallo, in quello stadio giovanile, un gradevole sapore acidulo.

Sono particolari varietà di mandorlo che  producono le mandorle da tavola fresche, queste sono mandorle primaticce, a frutto grosso e con guscio premice che si rompe con le dita.

Le mandorle immature possiedono numerosi pregi: sono ricche di acidi organici quali il citrico e il malico, di vitamine del gruppo B, di vitamina C, di carotenoidi, di aminoacidi e di fibre.

Questa particolare e rara golosità si consuma sia al naturale tagliata a julienne nelle misticanze primaverili di erbette tenere, sia con i carciofi crudi affettati finemente, sia con piatti regionali di pesce alla griglia o di carne ai ferri.

Le ricette regionali che riguardano questo frutto immaturo sono caratteristiche della zona di produzione di questo prodotto particolare che raramente viene commercializzato.

SAGRE CHE  HANNO COME PROTAGONISTA QUESTO SEME

Sono numerosi i paesi che celebrano questo frutto nell'Italia meridionale e nelle isole.

Andiamo in Sardegna per due sagre che celebrano entrambe la bontà delle mandorle.

 Sagra della Mandorla a Villanovafranca
La prima si svolge il 15 di maggio a Villanovafranca nel Medio Campidano nel giorno di Sant'Isidoro patrono del paese.

Si legano le celebrazioni in onore del santo con l'ingrediente principe di gran parte dei dolci sardi, la mandorla con "La Sagra della Mandorla" giunta nel 2011 alla dodicesima edizione.

In questa occasione si potranno visitare le chiese del paese e il complesso nuragico di "Su Mulinu"reso celebre dall'imponente altare nuragico ritrovato recentemente.

Oltre alla processione e alla messa in onore del santo si potrà gustare un ottimo pranzo con piatti locali e visitare numerosi stends dove la mandorla e i dolci a base di questo frutto fanno la parte del  leone.

Il tutto allietato da musiche e cori folkloristici.

In questa festa dove il sacro e il profano si incontrano il dolce e gustoso frutto campeggia e simboleggia sia la sacralità che la buona tavola.

Il 10 e 11 di settembre sempre in Sardegna a Baressa in provincia di Oristano si svolge la "Sagra della Mandorla" giunta nel 2011 alla sua XX edizione.

Teatro della manifestazione saranno le strade del centro storico riportato recentemente agli antichi splendori, per l'occasione nella cucina di un'antica casa rurale verrà eseguita una dimostrazione della preparazione di caratteristici dolci sardi a base di mandorle e pani tipici della zona.

Si potrà inoltre assistere alla rappresentazione da parte di figuranti delle varie fasi della "Mandorlicoltura" che renderanno questo evento di carattere non solo ludico ma anche culturale.

Durante  la manifestazione sarà possibile visitare varie mostre di pittura e fotografiche, oltre alla Casa Museo dove viene conservata l'antica testimonianza storica del mondo contadino e "Su Mobiu" antico frantoio del 1600.

La manifestazione prevede concerti di musica popolare sarda, esibizione di gruppi Folk sardi, cortei di danze e maschere tradizionali della Sardegna.

Un'occasione per passare una giornata diversa non solo a contatto con questo frutto re della festa ma anche per immergersi nel folklore caratteristico di questa bella regione italiana.

 Andiamo adesso in un'altra isola la Sicilia, e osserviamo altre due feste che hanno come protagonista sia l'albero del mandorlo che il suo frutto la mandorla.

 Sagra del Mandorlo ad Agrigento
Ad Agrigento dal 3 al 12 febbraio si celebra la "Sagra del mandorlo in fiore" in questo periodo i mandorli in fiore nella Valle dei Templi formano uno spettacolo impareggiabile dove in una cornice unica la delicata fioritura dei mandorli sembra voler festeggiare l'arrivo della bella stagione.

Questo spettacolo mozzafiato ed indimenticabile meritava una grande festa ecco quindi la "Sagra del mandorlo in fiore" che propone un fitto programma di eventi culturali che comprendono tre importanti manifestazioni.

La prima è il festival internazionale del Folklore, la seconda è il festival internazionale "I bambini nel mondo" e la terza è il Corteo storico d'Italia.

Si inizia con l'accensione del  tripode dell'amicizia per poi continuare con gli spettacoli folkloristici per le vie del centro storico di Agrigento e nel teatro Pirandello, per finire nella Valle dei Templi dove i vari gruppi folkloristici si esibiranno fra le rovine della Magna Grecia e i mandorli in piena fioritura.

Davvero un'emozionante ed indimenticabile spettacolo!

Se poi si ha bisogno di ristorarsi sarà possibile gustare deliziosi prodotti tipici siciliani e naturalmente le immancabili mandorle.

Andiamo adesso in provincia di Palermo e precisamente a Vicari che dista una cinquantina di km. dal capoluogo.

Qui tra  la terza e la quarta settimana di maggio in concomitanza con i festeggiamenti di San Giorgio Martire patrono del paese, si svolge una divertente e importante manifestazione la "Sagra della Mandorla".

Questo evento mira a far conoscere e rivalutare usi e tradizioni locali che andavano scomparendo con particolare attenzione ai poco conosciuti e tipici dolci locali Passavolanti, Primamuri e Sasameli e alla nota "Cubbaita" tipico torrone tradizionale che ha origini arabe infatti furono proprio gli Arabi a introdurre la ricetta in Sicilia.

Corollario a tutto ciò  si svolgerà una mostra di pittura contemporanea, un festival della musica e un Gran Ballo dell'Ottocento che ricalcherà il famoso ballo del libro e del film "Il Gattopardo".

La rappresentazione teatrale della vita e del martirio di San Giorgio Martire andrà in scena per onorare il santo al quale la festa è dedicata.

 Sagra della Mandorla a Vicari "Cubbaita"
Infine vi sarà l'ormai nota "Notte Bianca" durante la quale non mancheranno esibizioni e spettacoli di gruppi folkloristici e di giocolieri durante i quali si potranno degustare gli ottimi dolci pubblicizzati e la tradizionale "Cubbaita".

Vale la pena partecipare non solo per le importanti iniziative culturali ma anche per gustare in una cornice come quella siciliana e per di più notturna degli ottimi dolci a base di un frutto gustoso e saporito come la mandorla.

Queste sono le principali sagre in onore della mandorla ma ve ne sono altre altrettanto caratteristiche specialmente in territorio siciliano che vi invito ad andare a scoprire per godere di una giornata differente all'insegna di un frutto gustoso e a tutti noto come è quello della mandorla.

Dopo tutte queste golosità non mi resta che descrivervi la ricettina a base naturalmente di mandorle.

Prima della ricetta una piccola digressione: quando si parla di mandorle è inevitabile pensare alla Sicilia dove il mandorlo approdò, portato dai Fenici prima di diffondersi per le colonie greche e dove   una moltitudine di ricette ha come protagoniste le mandorle, dalle granite alla cassata fino alla frutta di Martorana a base di farina di mandorle e di zucchero tipica della zona orientale della Sicilia.

In questo post voglio parlarvi di un'altra ricetta siciliana passatami da una mia cara amica che abita in Sicilia e trovandola io gustosissima ve la scrivo qui sperando che incontri anche il vostro favore.

E' una antica ricetta tipica della Sicilia occidentale che ha origine nei porti trapanesi.

Infatti a Trapani si fermavano le navi genovesi provenienti dall'oriente e i marinai genovesi fecero conoscere ai trapanesi la ricetta del pesto alla genovese.

Questa ricetta incontrò il favore dei siciliani che tuttavia vollero modificarla aggiungendo ingredienti tipici del loro territorio come i pomodori freschi e le mandorle.

Nacque così il "Pesto alla trapanese" ed ecco a voi la ricetta così come me l'ha passata la mia amica e come io stessa l'ho riprodotta con grande soddisfazione.


 busiati al pesto trapanese
PESTO ALLA TRAPANESE

Ingredienti per 4 persone:

6 pomodori da sugo ben maturi
50 g di mandorle sgusciate
15-20 foglie di basilico fresco
1 o 2 spicchi di aglio
olio extravergine di oliva
pecorino siciliano non eccessivamente stagionato (se non lo trovate va bene anche del pecorino fresco)
sale q.b.

Per preparare il "pesto alla trapanese" le mandorle devono essere sgusciate quindi o le acquistate già pronte ma occhio alla data di scadenza si deteriorano con facilità, oppure ve le sgusciate da soli operazione semplice che adesso vado a descrivere.

Basta farle sbollentare per qualche minuto e poi una volta scolate  fate solo una leggera pressione con le dita per staccare la loro pellicina.

Finita questa operazione occorre spelare i pomodori tagliandoli a cubetti.

Mettete quindi in un mortaio, ma se non l'avete adoperate il mixer più comodo e veloce, il mazzetto di basilico,  il sale e l'aglio e pestateli sino a ridurli in poltiglia unite a poco a poco l'olio extravergine sinchè la salsa non diviene cremosa.

Toglietela dal mixer metteteci le mandorle spellate e crude e frullatele a parte poi aggiungetele al pesto,  per chi vuol adoperare il mortaio bisogna avere la pazienza di schiacciarle sino a farle diventare una poltiglia è un pò lungo e laborioso ma trovo ne valga la pena.

Infine al pesto aggiungete la polpa dei pomodori tagliata molto fine o pestata nel mortaio, consiglio di tagliarla fine se non si ha il mortaio ma di non frullarla.

Alla salsa si aggiunge mescolando e amalgamandoli molto bene due cucchiai di olio extravergine di oliva.

Nel frattempo avrete messo una pentola d'acqua sul fuoco e a bollore vi avrete versato la pasta che porterete a cottura.

La pasta utilizzata tradizionalmente è pasta fresca locale chiamata " i busiati" sorta di maccheroni attorcigliati ma in mancanza di questa vanno bene i bucatini o le linguine.

 mandorleto nella Valle dei Templi ad Agrigento
Appena scolata la pasta ancora fumante mettetela nel recipiente dove avrete già sistemato il pesto e aggiungetevi un paio di cucchiai di pecorino grattato.

Questo pesto è ottimo, di gusto delicato e aromatico molto buono anche facendo riscaldare la pasta se ne avanza.

Ritengo che difficilmente potrete provarlo in quest'ultima variante perchè i vostri commensali ingolositi dal suo  particolare sapore non ve ne lasceranno.

A me non resta che ritirarmi non prima però di avervi augurato

BUON APPETITO


















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