lunedì 26 marzo 2012

ORTAGGI DAL MONDO

 NERO, GIALLO, ROSSO E VIOLA: QUESTO ORTAGGIO HA FRUTTI DI TUTTI I COLORI DELL'IRIDE  #followflowers


La mia passione per tutto il regno vegetale è grande e ormai datata amo le piante tutte con particolare attenzione agli ortaggi nel corso degli anni ne ho coltivati e gustati davvero tanti.

Tuttavia la mia natura curiosa è sempre desiderosa di coltivare nuove varietà e gustare insoliti sapori.

Mi piace scoprire e collezionare, mi piace il nero ritengo che fiori e frutti scuri stiano particolarmente bene fra le verdi foglie della pianta.

Poi ho scoperto "lui" e me ne sono innamorata desideravo possederlo e finalmente sono riuscita ad avere una bustina seminerò i semini e ...incrocerò le dita.

La ricerca di una tale meraviglia non è stata affatto facile ma finalmente ne sono venuta in possesso con mia grande soddisfazione:-)

Scommetto che ho acceso la vostra curiosità vado a soddisfarla adesso spiegandovi chi è che mi ha rapito il cuore e scommetto che rapirà il cuore anche a qualcuna di voi, tranquille non sono gelosa :-)

Il suo nome scientifico è Capsicum anuum varietà   "  Black Pearl" per dirla in modo più popolare è un peperoncino ornamentale che ad un certo stadio della sua maturazione diventa nero come l'inchiostro per poi a maturazione avvenuta essere di un bel rosso cupo.

I suoi frutti piccoli che assomigliano a perle, da qui il suo nome, sono di un nero lucido molto ornamentale virano a poco a poco in un rosso cupo molto attraente che spicca nel fogliame scuro così  intenso che si può dire nero.

La pianta è rustica e produttiva adatta anche a chi non ha terreno ma solo un bel vaso su un balcone dove questo peperoncino fa una magnifica figura, io l'ho visto da un mio conoscente l'anno scorso è lì che me ne sono innamorata ma è difficile trovarlo sono riuscita a reperirlo facendo un giro di telefonate  e con tanta pazienza,  una bellezza così particolare va conquistata.

La cosa più intrigante secondo me è che questi frutti dapprima neri lucidi virino al rosso quindi sono ornamentali per diversi mesi con colori differenti.

Da giugno iniziano a scurirsi i peperoncini e da settembre diventano rossi rimanendo sulla pianta sino ai primi geli ma se si ricoverano in serra li si può godere più a lungo.

Questo peperoncino pur essendo mangereccio viene coltivato a scopo ornamentale per la sua piccantezza ma nulla vieta, come fa il mio amico di metterne un pizzico sulla pasta al peperoncino che diviene particolarmente "infuocata" e forma la gioia di chi al piccante è veramente affezionato.

I peperoncini ornamentali sono davvero tanti e di tantissimi colori diversi si va dal bianco al nero passando per tutte le sfumature del rosso, sino all'arancione per arrivare al viola senza scordare il giallo!

Insomma ve ne sono per tutti i gusti e in quasi tutta la gamma di colori dello spettro.


COLTIVAZIONE


La coltivazione del peperoncino non è delle più semplici io qui vi fornirò alcune "dritte" così chi vuole cimentarsi avrà facilitate le delicate operazioni della semina.

Potete seminare da gennaio a marzo ma io preferisco seminare a fine febbraio marzo perchè trovo che la vicinanza della primavera dia una spinta in più ai semi per germinare.

Per una rapida germinazione consiglio il "metodo scottex" che consente di vedere tutte le varie fasi di germinazione del seme e inoltre si può notare quanti ne germinano.

Si mettono i semi su una carta di scottex da tenere sempre umida spruzzandola con uno spruzzino il tutto deve essere messo in una vaschetta da semina col coperchio per consentire un'umidità ottimale per i semi.

Occhio alla temperatura è importantissima perchè il peperoncino è una pianta che ama  il caldo quindi la germinazione ottimale si ha quando la temperatura è stabilmente dai 28° C ai 30°C se si riesce a mantenerla 24 h su 24 occorrono solo dai 6 agli 8 giorni per vedere il germoglio se invece la temperatura è più bassa ma al disotto dei 15° C i semi non germinano più, occorre più tempo per la germinazione.

Attenzione anche a non superare la temperatura consigliata di 30° oltre rischiate di "cuocere" i vostri semi.

 Tenete presente che se un seme con temperatura ottimale impiegava 6 giorni per germinare, con una temperatura di 20° C il tempo si allunga da 12 a 20 giorni.

Si può tentare di aumentare la temperatura collocando il recipiente con i semi vicino ad una fonte di calore, vicino ad un calorifero per esempio.

Se vi appassionate e avete molti semi da far germinare prendete in considerazione l'idea di munirvi di un tappetino riscaldante che vi fornirà la temperatura ottimale per far germogliare al meglio i vostri  semi.

Una volta che vedete che la radichetta è spuntata trasferite il vostro seme in un vasetto con terriccio da semina ad una profondità di circa mezzo cm.

Consiglio di usate vasetti col diametro di 7 cm che consentono uno sviluppo ottimale della piantina e senza passaggi intermedi potrete poi collocarla in piena terra o nel suo vaso definitivo.

Ricordatevi che i peperoncini amano la luce quindi collocate i vasetti nel punto più luminoso che avete altrimenti "filano".

E' il momento di metterli in piena terra o nel loro definitivo vaso quando la temperatura sia giorno ma soprattutto la notte non scende sotto i 14-15° C.

Usate una terra soffice ricca di sostanze nutritive e aggiungetevi anche del compost i peperoncini sono avidi di concime.

Non dimenticate che ogni trapianto costituisce uno stress per la pianta che impiega un certo tempo per  riprendersi e iniziare nuovamente a crescere.

Collocate il vaso all'ombra poi quando la pianta si è ripresa trasportatelo al sole o in un luogo molto luminoso, i colori dei frutti divengono più intensi se la pianta è collocata al sole inoltre il peperoncino amante del caldo cresce meglio e più robusto se è accarezzato dai suoi  caldi raggi.

Potrete così godervi, come intendo far io che già li ho seminati, dei peperoncini belli a vedersi per lunghi mesi e poi se vi piace il piccante potrete seccarli e ridurli in polvere per gustarvi, ma solo un pizzico a causa della loro piccantezza, la loro bontà nei piatti.

Insomma un ortaggio buono da vedersi e gustoso da mangiarsi cosa si può pretendere di più?

Con questo post aderisco all'iniziativa #followflowers di Delizie in Giardino.
Se vuoi partecipare anche tu scrivi a alfonsina.tartaglione@gmail.com.
Per vedere gli altri post pubblicati di questa floreale iniziativa fai clic qui.

venerdì 23 marzo 2012

PIANTE DA FRUTTO

IL GELO SI FA ANCORA SENTIRE MA QUESTA PIANTA GIA' FIORISCE
SIMBOLO DI CORAGGIO E DI INNOCENZA


Nell'aria ancora fredda c'è una pianta coraggiosa che impaziente non aspetta i tepori primaverili ma già apre le sue fragili corolle rosate è il mandorlo da sempre celebrato come simbolo di speranza e di rinascita.

Fiorisce nel tardo inverno già a fine febbraio se il clima è mite mentre dove l'inverno è più rigido aspetta l'inizio di marzo per far sbocciare le sue delicate corolle.

Tuttavia queste corolle sfioriscono nel volgere di poco tempo e per questo motivo rappresentano anche la delicatezza e la fragilità, in poco più di una settimana i fragili fiori mutano di tonalità dal bianco rosato al bianco candido prima di sfiorire e di cadere al suolo.

La sua leggiadra fioritura ha ispirato miti e leggende, diffuso cultura e folclore che affonda le sue origini in mondi lontani dal nostro, il mandorlo viene citato persino dalla Bibbia.

In questo testo sacro è infatti narrato  come il profeta Geremia interpretò un segnale di rinascita la precoce fioritura di un mandorlo e nel testo biblico dell'Ecclesiaste i fiori del mandorlo simboleggiano lo scorrere veloce della vita sino all'invecchiamento.

La rapidità della loro fioritura simboleggia l'avanzare rapido della vita e il loro mutar di colore dal rosato al bianco rappresenta i capelli canuti della vecchiaia.

Nell'Esodo Dio dice a Mosè di prendere a modello i fiori del mandorlo per forgiare con il martello l'oro l'antico candelabro sacro ebraico a sette bracci chiamato Menorah.

Nell'arte medioevale Giuseppe, lo  sposo di Maria  viene spesso raffigurato con un ramo di mandorlo in mano per ricordare la sua paternità putativa ottenuta attraverso il miracolo.

Sempre durante il Medioevo, nel XIII secolo un poeta tedesco Konrad von Wuerzburg  vide nella mandorla un simbolo dell'Immacolata Concezione: come il nocciolo della mandorla ha origine nella mandorla intatta così il Cristo venne concepito nel grembo intatto di Maria.

Gesù a volte viene raffigurato internamente a una mandorla per simboleggiare il fatto che la natura divina è nascosta da quella umana, infatti la mandorla simbolicamente rappresenta l'essenziale celato dietro l'apparenza.

Per i mistici la mandorla è il frutto migliore simboleggia l'essenziale, il cuore dell'essere spirituale contrapposto alla materialità e all'apparenza simboleggiate dal guscio.

Per gli ebrei è simbolo di rinascita una promessa di vita nuova.

Anche nella mitologia greca viene ricordato il mandorlo come simbolo di costanza e di speranza.

Questo albero è legato al mito della principessa Fillide di cui ve ne sono diverse versioni una delle quali descritta anche da Ovidio.

Narra la leggenda che Fillide figlia di Sitone re della Tracia, era fidanzata ad un famoso guerriero che si chiamava Demofonte partito per la guerra.

La fanciulla sperava nel suo ritorno e si struggeva per il dolore e la nostalgia del suo amato.

Non vedendolo arrivare e presa dalla disperazione morì prima che Demofonte  potesse ritornare, commossa dal suo dolore la dea Atena la trasformò in un mandorlo spoglio e sterile.

L'innamorato quando finalmente fece ritorno disperato abbracciò la pianta e scoppiò in lacrime, le sue lacrime di dolore e pentimento trasformarono la pianta in una nube di delicati fiori.

Questa fiorì ma senza le foglie e così fanno tutti i mandorli, prima sbocciano i loro fiori e poi alla loro caduta spuntano le verdi foglioline.

Un'altra leggenda questa volta araba ha come protagonista il mandorlo.

Si narra infatti che molto molto tempo fa l'Algarve la regione più meridionale del Portogallo, fosse abitata dagli Arabi.

A quel tempo vi dimorava un giovane re arabo coraggioso come un leone e di pelle scura che stava per sposare una principessa che proveniva dal Nord Europa di nome Gilda.

Gilda era così bella che tutti ne magnificavano la bellezza e la chiamavano la "Bella del Nord".

Le nozze furono celebrate con grande sfarzo e i due sposi furono a lungo immersi nella felicità  ma poi Gilda iniziò ad essere triste.

Interrogata dal marito sul motivo della sua infelicità gli confessò che aveva nostalgia del freddo e della neve che in inverno  ammantavano il paese dal quale proveniva.

Il re capì e subito diede l'ordine di piantare sotto le mura del castello numerose piante di mandorli,  erano così fitte che formavano un  grande bosco.

A fine gennaio il re chiese alla sua sposa di seguirlo in una passeggiata fuori dal castello e appena passato il ponte levatoio Gilda potè ammirare file e file di mandorli fioriti come candide nuvole senza alcuna foglia.

"Ecco la tua neve" disse il re alla bella Gilda.

Da quel giorno la principessa riacquistò la sua felicità ed è da quel giorno che in Algarve i mandorli fioriscono presto.

ORIGINI DI QUESTA PIANTA DELICATA MA  CORAGGIOSA

Origini molto antiche per questa rustica e leggiadra pianta che è originaria delle zone  montuose dell'Asia centro-occidentale di un territorio che si può situare fra l'attuale Iran, l'Afghanistan e la Cina occidentale.
 
 La forma originaria si presentava  sotto forma di mandorlo selvatico che ancor oggi produce mandorle amare tossiche per la presenza di una sostanza amarognola, l'amigdalina.

Il mandorlo nella sua forma selvatica cresceva in quelle regioni già al tempo dell'età della pietra circa 10.000 anni fa mentre la coltivazione del mandorlo domestico che produce mandorle dolci e commestibili si deve alla straordinaria abilità degli antichi agricoltori i quali riuscirono a selezionare una varietà di mandorle dolci.

Si può affermare con una certa sicurezza che questa è stata una delle prime piante da frutto coltivate dall'uomo.

Si  sono trovate tracce della coltivazione di mandorli domestici già nella prima parte dell'Età del Bronzo datata del 3000 al 2000 A.C.

Lo troviamo citato in alcuni scritti assiri e babilonesi e inoltre alcuni frutti ritrovati nella tomba del faraone Tutankhamon attestano come anche gli egiziani conoscessero ed apprezzassero le mandorle che probabilmente importavano dall'oriente, per il loro alto valore nutritivo e per la capacità di conservarsi inalterate per lungo tempo.

Già nel diciassettesimo e nel sedicesimo secolo A.C. il mandorlo che proveniva dall'Asia raggiunse l'Asia minore e da qui la colonizzò attraverso la Persia , la Siria e l'Egitto.

L'espansione del mandorlo nel Mediterraneo è incerta: due popolazioni si contendono questo primato i Greci e i Fenici che con i loro viaggi diffusero la coltivazione di questa pianta.

Nel quinto secolo A.C. era diffuso in Grecia ne da notizia un'antica storia delle piante che lo cita come l'unico albero presente in Grecia che produce fiori prima che nascano le sue foglie, da qui si espanse nell'Impero Romano tanto che i romani ricordandone l'origine la chiamavano la "noce greca".

La diffusione del mandorlo in Francia si deve a Carlo Magno grande estimatore del suo frutto.

Italia e Spagna furono i primi e  maggiori produttori di mandorle e dalla Spagna i Padri Francescani che andavano missionari nel Nuovo Mondo importarono questa coltura in America fra il XVI e il XVIII secolo.

Dalle loro missioni  diffusero la coltivazione del mandorlo lungo la California in particolare nella fascia centrale di questa penisola, fra il fiume Sacramento e la valle di San Joaquin dove questa pianta trovò un ambiente ottimale e già all'inizio del '900 veniva coltivata in frutteti specializzati.

Oggi  il mandorlo viene coltivato nelle zone a clima temperato caldo di entrambi gli emisferi, parlando del continente Europeo la  sua coltivazione è compresa principalmente fra il 36° ed il 45° parallelo anche se non è raro  trovarlo a latitudini superiori.

In Italia infatti si possono trovare delle colture di mandorli anche nelle zone prealpine tuttavia è nel nostro Meridione che troviamo le più estese coltivazioni intensive di questa pianta, partendo dalle Marche e arrivando sino in Sicilia e in Sardegna, ma è la Puglia che detiene i quattro quinti della produzione nazionale.

Non è solo l'Italia a poter vantare grandi coltivazioni di mandorlo, anche la Spagna e il Portogallo, la Provenza nella Francia del Sud, e la Grecia ospitano vasti territori in cui il mandorlo è ampiamente coltivato.

Estesi mandorleti si trovano anche in Turchia e in Persia e sulle coste settentrionali dei paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo.

Oggi il maggiore produttore di mandorle a livello europeo è la Spagna mentre in Italia si è avuta una contrazione di questa coltura soprattutto in quella pugliese e siciliana che ha subito un calo notevole al punto che per soddisfare il fabbisogno interno è stato necessario importare un frutto che un tempo veniva invece esportato.

La produzione mondiale delle mandorle è saldamente in mano alla California, qui si ha un terzo della produzione mondiale delle mandorle con guscio, mentre per quanto riguarda le mandorle  sgusciate si raggiunge ben il 75% della produzione mondiale soprattutto grazie all'impiego di cultivar particolari con un guscio leggero e fragile ma con un'alta resa del seme che può arrivare  sino al 60% contro il 25% 30%  di resa delle varietà coltivate in Italia e in Spagna.

DESCRIZIONE DI QUESTO LEGGIADRO ALBERO

Il mandorlo appartiene alla famiglia delle Rosacee sottofamiglia Prunoideae, il suo nome scientifico è Prunus communis o Amygdalus communis.

E' una pianta longeva che può superare il secolo di vita entra in produzione tardi dal quinto anno di età e può raggiungere gli otto o i dieci metri di altezza.

Ha un apparato radicale esteso e fittonante che si può estendere come dimensioni anche di 3 o 4 volte la chioma, questo gli consente di vivere in terreni difficili e di scarso valore per altre specie a volte lo si incontra solitario in terreni sassosi consociato alla frugale vite.

Presenta un tronco che liscio, dritto e di colore grigio da giovane diviene col passare del tempo contorto, screpolato e scuro.

Le sue foglie sono caduche, lanceolate, a margine seghettato, lunghe sino a 12 cm. lucide sulla pagina superiore opache nella pagina inferiore,  di un bel verde intenso simili a quelle del pesco.

I fiori compaiono precocemente sui rami nudi prima delle foglie da febbraio a marzo a secondo delle varietà e dell'andamento climatico, l'albero fiorisce abbondantemente con fiori che hanno petali bianco rosati ed è molto ornamentale nel periodo della fioritura.

I fiori ermafroditi sono costituiti da 5 petali, la maggior parte delle cultivar è  autofertile ma producono meglio in prossimità di un impollinatore, alcune varietà sono autosterili quindi in questo caso nel mandorleto occorre piantare più cultivar compatibili fra di loro.

Inoltre in questa specie è molto importante la fecondazione data dagli insetti pronubi in primis le api e spesso vengono portate le arnie fra i mandorli in fiore.

Se l'albero assicura in un periodo ancora avaro di fioriture il polline necessario alle api per la creazione del miele, d'altro canto questi utili insetti fecondano i fiori e permettono la successiva fruttificazione della pianta così in natura ogni cosa è unita in un mirabile disegno.

Il frutto  chiamato mandorla è una drupa ovoidale o allungata composta da un mallo verde, carnoso che può essere peloso o glabro e da un guscio chiamato endocarpo legnoso e bucherellato che può essere duro o fragile.

All'interno del guscio si trova una mandorla a volte due che può essere dolce o amara ed è ricoperta da una pellicina bruno-rossiccia.

Sono i rami di un anno che portano sia gemme da fiore che da legno, i fiori e successivamente i frutti si trovano sia sui rami dell'annata che sui mazzetti di maggio.

Se l'entrata in produzione non è precoce la pianta produce sino a tarda età, raggiunge il massimo della produzione dal 20° al 50° anno poi decresce ma può arrivare sino all'ottantesimo anno.

COLTIVAZIONE


Il mandorlo fruttifica regolarmente in aree con estati calde e asciutte e inverni non troppo rigidi anche se queste piante hanno una vernalizzazione di  7° sopra lo 0 di 300 - 500 ore circa.

Nelle aree fredde sono coltivate come piante ornamentali per la precocità e la bellezza della loro fioritura e anche se alcune cultivar fruttificano in luoghi dove gela occorre prestare attenzione alla fioritura in quanto questa pianta è sensibile alle gelate tardive.

Soffre anche se l'umidità dell'aria è eccessiva e facilmente in queste condizioni si ammala di malattie fungine mentre sopporta bene la siccità che se è troppo prolungata causa la caduta delle sue foglie.

Si adatta bene ai più diversi tipi di terreno ma predilige quelli leggeri, calcarei, profondi e ricchi di humus anche ciottolosi, poco sopporta quelli pesanti con umidità stagnante che causano alla pianta numerose malattie.

Per quanto riguarda la concimazione oltre alla concimazione organica al momento dell'impianto, il mandorlo necessita di concimazioni minerali a base di azoto, fosforo e potassio distribuendo quantità bilanciate di questi concimi durante il periodo vegetativo fra la fioritura e l'accrescimento dei frutti ma evitando di concimare in prossimità della maturazione dei frutti.

Nei mandorleti specializzati il terreno viene lavorato per i primi due o tre anni e poi lasciato inerbito    in quanto le radici del mandorlo essendo superficiali e diffuse mal sopportano lavorazioni profonde del terreno che viene sfalciato basso a luglio per permettere una agevole raccolta.

La propagazione del mandorlo avviene principalmente per innesto anche se è possibile propagarlo da seme.

Per singoli esemplari dove il portamento e la vigoria vengono privilegiati rispetto alla produzione il portainnesto più usato è il mirabolano che da longevità e grandezza alla pianta mentre per le piante destinate ai frutteti da resa come portainnesto generalmente si utilizza il pesco che anticipa la messa a frutto e da anche una buona vigoria ma ha lo svantaggio di accorciare la vita della pianta.

Se si vuole impiegare l'antico metodo della propagazione per seme quello che già veniva impiegato nell'antichità, occorre seminare in piccole buche nel terreno alla distanza stabilita 3 o 4 mandorle col guscio alla profondità di qualche centimetro.

A germinazione avvenuta si lascerà la piantina migliore che verrà successivamente innestata con la varietà desiderata.

La semina occorre eseguirla nel tardo autunno e la germinazione avverrà nella primavera seguente, mentre l'innesto a gemma dormiente sarà effettuato al più presto alla fine dell'estate del secondo anno, oppure si potrà innestare con innesto a spacco alla fine dell'inverno del terzo anno.

In genere si seminano mandorle amare in quanto meno appetite da uccelli e da altri animali selvatici.

La forma usata per i nuovi impianti è quella a vaso a 4 o 5 branche con una altezza minima di 70 cm da terra per consentire la raccolta meccanica.

Tuttavia il mandorlo si presta bene ad essere allevato anche in forma naturale cioè a pieno vento.

Per ottenere questo si pianterà un astone di un anno che si taglierà all'altezza desiderata a circa 120 cm se si vuole impalcare a fusto medio, oppure a 180-200 cm se si vuole impalcare ad alto fusto.

L'anno successivo si conserveranno almeno tre rami che si dovranno accorciare a 20 o 25 cm dal punto di partenza.

Negli anni successivi questi tre rami produrranno altri rami che si dovranno accorciare anch'essi  costituendo così a poco a poco l'impalcatura.

La potatura di allevamento deve essere contenuta per permettere un rapido sviluppo delle piante e  per favorire una precoce entrata in produzione delle stesse.

Si tagliano i succhioni e i rami fuori posto tutti gli anni per evitare di dover effettuare tagli troppo grossi, si eliminano le parti secche o malate diradando se sono troppi i rami misti.

Il mandorlo non ha grosse esigenze per quanto riguarda l'irrigazione queste dipendono dalle condizioni pedoclimatiche e dal portainnesto.

Nella coltura tradizionale con l'utilizzo del franco come portainnesto si irriga pochissimo e solo quando le piante sono giovani, mentre nelle colture specializzate con portainnesti differenti si usa l'irrigazione localizzata.

 mandorle varietà "Genco"
VARIETA'

La coltivazione millenaria di questa pianta ha dato origine a migliaia di varietà.

Il mandorlo ha bisogno dell'impollinazione incrociata e spesso veniva propagato per seme quindi la sua discendenza era molto differenziata costituendo un enorme patrimonio di diversità.

Rispetto ad altri fruttiferi la quasi totalità del patrimonio genetico esistente del mandorlo ha un'origine naturale e ben poche e recenti sono le cultivar artificiali vale a dire quelle ottenute con programmi di miglioramento genetico della specie.

Nel 1872 il professore Giuseppe Bianca nel suo libro "Manuale della coltivazione del mandorlo in Sicilia" ne elenca ben 752 varietà italiane ma si sospetta fossero ben più numerose.

Con l'andare del tempo questo patrimonio si è andato perdendo e si sono privilegiate nei mandorleti da reddito varietà altamente produttive e tutte uguali che non hanno più bisogno dell'impollinazione incrociata e che sono più adatte per la raccolta meccanizzata facendo risparmiare manodopera e  denaro.

Tuttavia la grande produttività raramente va di pari passo con le qualità organolettiche del frutto.

Recentemente si è cercato di salvare e di rivalutare le poche varietà antiche di mandorle italiane rimaste della straordinaria ricchezza varietale di un tempo.

Per il sapore caratteristico e particolare che hanno sono le più adatte per la confezione di quei dolci e di quei liquori che non hanno più la grande qualità che li caratterizzava confezionati con le mandorle standard.

Inoltre la classificazione delle cultivar può essere fatta in vari modi:

-per il sapore della mandorla si distinguono in mandorle dolci  e mandorle amare

-per l'epoca di fioritura si distinguono in:

fioritura molto precoce ( seconda metà di gennaio)
fioritura precoce ( prima metà di febbraio)
fioritura intermedia ( seconda metà di febbraio)
fioritura tardiva ( prima metà di marzo)

-per il comportamento biologico si distinguono in:

varietà autofertili
varietà autosterili

- per la consistenza del guscio abbiamo:

molto duro 30%
semiduro  41%
semitenero 51%
tenero        61%

Più il guscio è tenero più la resa in sgusciato è alta quindi la varietà è più produttiva, caratteristica questa più pronunciata nelle varietà selezionate in America.

Accennerò ad alcune delle numerose varietà quelle più caratteristiche e adatte alla coltivazione in un frutteto famigliare non potendo qui approfondire le centinaia di varietà che corrispondono a questi numerosi parametri.

Le mandorle amare sono usate soprattutto in medicina, e in piccole quantità per dolci famosi gli amaretti ai quali conferiscono un caratteristico sapore.

Per la presenza di amigdalina e di emulsina che si combinano fra loro quando la mandorla viene masticata, generando acido prussico dannoso e in certe quantità letale per l'uomo, tali varietà vengono poco coltivate e usate soprattutto come portainnesti avendo scarso valore commerciale.

Tra le migliori mandorle dolci autofertili  abbiamo due varietà tipiche della Puglia entrambe a fioritura tardiva.

La prima è la varietà "Genco" originatasi all'inizio del '900 si è poi diffusa in tutta la Puglia.

Ha  una produttività costante e una fioritura tardiva, il frutto ovale con guscio duro contiene una mandorla grande e compressa che solo in pochi casi si presenta doppia, la raccolta avviene ai primi di settembre.

L'albero rustico e resistente alla siccità, ha un portamento leggermente aperto ed è mediamente vigoroso.

Questa è una varietà non difficile da trovare presso i vivaisti ricercata per la sua produttività e la bontà del suo frutto.

La seconda è la cultivar "Tuono"  una varietà tradizionale pugliese l'inizio della sua coltivazione risale  alla prima metà dell'ottocento.

Non solo è diffusa in tutto il territorio della Puglia ma viene anche frequentemente coltivata fuori dall'Italia per l'eccezionale produttività che si mantiene costante negli anni.

E' l'autofertile pugliese più conosciuta e utilizzata nei programmi di miglioramento genetico del mandorlo.

Il sapore del seme e  la maturazione precoce dello stesso sono i suoi punti forti.

I frutti hanno un guscio semiduro al loro interno si trova una mandorla dalle grandi dimensioni e semiappuntita.

Si conferma una delle più interessanti  varietà in commercio per l'ottimo rendimento in sgusciato (40%)

Purtroppo tende all'alternanza nella produzione e nel produrre elevate percentuali di semi doppi caratteristica questa che ha trasmesso ai suoi discendenti .

In Sicilia è famosa la varietà "Pizzuta d'Avola" che prende il nome dall'omonimo paese, la sua coltivazione si estende nelle provincie di Siracusa e Ragusa.

Nella metà dell'ottocento dopo che i vigneti erano stati decimati a causa della Filossera, una grave malattia della vite, nacque il bisogno di trovare una coltura alternativa.

Di questo gravoso impegno si fece carico il professore Giuseppe Bianca il quale dopo numerosi studi sulle varietà presenti nel territorio siciliano ma anche sulle cultivar che si trovavano sia nell'Italia meridionale che nei paesi dove il mandorlo era più diffuso, ibridandole fra loro riuscì ad individuare alcune varietà di particolare pregio.

Una di queste la chiamò "Avola Scelta" o "Pizzuta di Avola" per la particolare forma appuntita, allungata e schiacciata del seme: la mandorla di Avola era nata.

Questa varietà per le sue qualità organolettiche ottenne il favore della popolazione e si diffuse rapidamente molto apprezzata anche ai giorni nostri.

La pianta è vigorosa e a portamento espanso è una varietà autosterile quindi abbisogna di impollinatori (Fascionello, Romana) la sua fioritura è precocissima da fine gennaio ai primi di febbraio.

La mandorla di Avola ha un guscio duro e liscio dai pori piccoli, il suo seme ha forma piatta con la pellicola rosso scuro.

E' famosa per le sue qualità che risaltano al meglio nella confetteria e nella pasticceria, nelle superbe granite e nel latte di mandorla che composto con la "Pizzuta d'Avola" acquista un gusto insuperabile.

Ferragnes è una cultivar francese creata più di vent'anni fa, apprezzata per la sua produttività, la fioritura tardiva, l'elevata resa in sgusciato più del 40% , l'assenza di semi doppi e la mandorla di grandi dimensioni particolarmente adatta  per la confetteria.

Questa varietà è autosterile e abbisogna per la sua impollinazione di un'altra varietà, adatte per questo compito sono le cultivar Tuono e Texas.

Un'altra varietà diffusa nella provincia  barese notevole per le caratteristiche merceologiche del suo frutto allungato è la cultivar "Fra Giulio"  con una buona produttività e con mandorla dal guscio semiduro con pochi semi doppi e una buona resa in sgusciato (30 - 35 %)

L'albero presenta vigore medio, portamento espanso e fioritura tardiva.

Queste sono solo alcune fra le migliori varietà di mandorle di facile reperimento che potete trovare e coltivare, ve ne sono moltissime altre che io per non appesantire eccessivamente questo post ho tralasciato ma che meriterebbero una più approfondita analisi.

 mandorle californiane sgusciate
Desidero adesso spendere due parole sulle varietà californiane che hanno permesso alla California e all'America di diventare il primo produttore mondiale di mandorle con una produzione che si attesta sul 70% delle mandorle commercializzate  nel mondo.

Queste varietà sono per la maggior parte autofertili quindi sono in grado di dare una buona fruttificazione anche senza la presenza di altre varietà impollinatrici, inoltre sono autofecondanti in grado di produrre un'abbondante fruttificazione senza che sia necessaria la presenza degli insetti impollinatori.

Questa ultima qualità è molto importante vista anche la scarsità di api dovuta a cause che a tutt'oggi non risultano ben accertate.

Partendo dalla varietà "Tuono" come genitore maschile per il polline e ibridandolo con varietà californiane ad alta resa si sono create nuove varietà altamente promettenti le cui caratteristiche principali sono vigore medio della pianta, alta produttività, frutto di bel colore e di buona pezzatura con ottimo sapore ed elevato contenuto in olio.

Una varietà fra tutte: la "Nonpareil" è quella più importante e considerata nei nuovi impianti, la sua produzione supera il 50% dell'intera produzione californiana.

La sua origine californiana è naturale deriva infatti da un succhione di semenzale innestato e fu selezionata dal 1879 in California.

Fiorisce precocemente ed è la prima a far maturare il suo frutto, le mandorle maturano dalla metà di agosto, questa sua caratteristica la prende pregiata e ricercata.

L'albero è vigoroso con buona produzione, fruttifica prevalentemente sui rami misti, porta frutti di grandezza media con guscio di colore marrone chiaro molto sottile, leggero e spesso incompleto mentre i semi sono di grandezza media, lisci, uniformi di sapore discreto.

Questa cultivar è autosterile e in California per coprire il più possibile la sua fioritura vengono impiegate come impollinatori altre varietà di mandorli la più nota delle quali è la cultivar "Mission".

La sua caratteristica più pregevole oltre alla sua precocità, è la produzione di mandorle molto attraenti ed uniformi altamente qualitative sia per la loro superficie liscia  sia per il loro colore molto chiaro.

In California è cultivar molto produttiva ma questa sua resa non si è mantenuta al di fuori del suo luogo di origine.

Tuttavia questa pregiata varietà presenta alcuni difetti fra i quali vi è la suscettibilità per la pianta e i suoi frutti di essere sensibili agli stress idrici.

Un'altro suo difetto e che essendo la più importante rappresentante del gruppo di cultivar con guscio cosiddetto cartaceo per la sua estrema sottigliezza e fragilità, espone i suoi semi agli  attacchi degli uccelli e dei roditori, inoltre le sue mandorle sono più esposte a malattie che ne pregiudicano la sanità.

Il gusto del suo seme poi è di molto inferiore alle antiche mandorle coltivate nel nostro paese.

COLTIVAZIONE IN VASO

E' possibile coltivare il mandorlo in vaso?

Qui i pareri sono discordanti e io ho avuto più di una discussione se fosse possibile coltivare e soprattutto far prosperare una pianta come il mandorlo in un vaso anche se capiente.

In linea di massima tutte le piante possono essere coltivate in vaso il problema è tenercele per lungo tempo rigogliose e produttive e qui sta il difficile specialmente per una pianta come il mandorlo.

Il perchè di questa difficoltà è presto detto: il mandorlo è una pianta con un apparato radicale fittonante e vasto che mal sopporta la ristrettezza di un vaso.

Nei primi anni della sua vita è pianta di rapida crescita, in seguito si stabilizza e cresce lentamente, ma in ogni caso occuperebbe in breve tempo tutto lo spazio del vaso con il suo apparato radicale.

Inoltre c'è da considerare che molte cultivar sono autosterili quindi abbisognano di un'altra varietà impollinante per dare frutti.

Tuttavia per chi fosse innamorato di questa pianta e non volesse rinunciare a lei ecco alcuni accorgimenti per mantenerla al meglio anche in vaso.

Consiglio di indirizzarsi verso varietà innestate sul pesco che sono meno vigorose e di chiedere consiglio a un buon vivaista spiegandogli il vostro desiderio di avere un bel mandorlo in vaso.

Quando comprate una giovane pianta di mandorlo assicuratevi  che sia una varietà autofertile altrimenti non darà frutta se non vicino ad un'altra varietà, poi posizionatela in un nuovo vaso con terriccio soffice e fertile, che sia di circa 10 cm di diametro maggiore di quello dove la pianta era collocata e quanto più possibile alto per permettere all'apparato radicale di svilupparsi.

Posizionatela in un luogo riparato e soleggiato  facendo attenzione alle innaffiature.

Ogni anno occorre rinvasarla aumentando sempre di circa 10 cm il diametro del vaso, il periodo migliore  per tale operazione è la fine dell'inverno prima della sua fioritura.

Tuttavia, e qui sta il difficile occorre accorciare le radici per permettere la crescita dei peli radicali e per equilibrare la pianta la quale va ridotta anche nella chioma con opportuni tagli di potatura  che però non deve essere eccessiva.

Ci aiuterà il fatto che il mandorlo è pianta rustica che sopporta anche qualche disagio tuttavia per mantenere al meglio un mandorlo in vaso il pollice , nostro:-) deve essere verde come le foglie di questa bella pianta.

Però se con pazienza e abilità si riesce nell'intento avremo una bella pianta da frutto con una fioritura attraente in un periodo dell'anno avaro di fiori e una successiva fruttificazione di mandorle dolci che potremo consumar fresche o adoperare per ottime ricette.

 mandorlo da fiore
Per dare una completa informazione voglio aggiungere che vi sono anche i mandorli da fiore molto graziosi e adatti alla coltivazione in vaso in quanto piante più basse e minute.

Il Prunus tenella chiamato mandorlo nano della Siberia in quanto è originario delle steppe russe, è un arbusto che fiorisce in rosa leggermente più tardi delle altre specie di mandorlo e che non teme il freddo.

La sua altezza contenuta, raggiunge i 70 cm da adulto, la sua forma naturalmente arrotondata e soprattutto la sua abbondante fioritura lo rendono un albero molto adatto per la coltivazione in vaso.

Purtroppo però non porta le dolci mandorle che sono prerogativa di un altro suo parente, il Prunus communis o mandorlo da frutto.

Insomma non si può aver tutto o per meglio dire per averlo è necessario esperienza e impegno prerogative necessarie se si vuole coltivare e far prosperare un  mandorlo da frutto sul vostro balcone.

CARATTERISTICHE QUALITATIVE DELLA MANDORLA

Quando il frutto del mandorlo giunge a maturazione il mallo divenuto coriaceo si apre lasciando fuoriuscire il guscio duro legnoso e bucherellato all'interno del quale si trovano uno o due semi rivestiti di una pellicola ruvida color mattone o castana.

La mandorla propriamente detta è formata da due cotiledoni bianchicci, zuccherini e oleosi.

Le mandorle si raccolgono a  mano a mano che cadono al suolo su reti messe sotto la chioma delle piante da agosto a settembre a seconda delle varietà e della zona di coltivazione.

Si conservano ottimamente nel loro guscio se invece le comprate sgusciate prendetele possibilmente nelle confezioni sigillate perchè i loro grassi irrancidiscono con facilità se esposti alla luce, all'aria e al calore.

Per esaltarne il sapore si possono tostare a fuoco medio per circa 5 minuti finchè non risultano dorate e croccanti oppure si possono mettere in forno a 180° per pochi minuti.

Nelle preparazioni ove occorrono le mandorle sgusciate è utile per facilitare questa operazione immergerle in acqua bollente per pochi minuti.

Le mandorle si dividono in mandorle amare e mandorle dolci.

Le  mandorle amare non possono essere consumate fresche perchè contengono un glucoside tossico l'amigdalina che però la cottura prolungata disattiva.

Entrano quindi nella preparazione di dolci tipici come gli amaretti mentre l'olio estratto  da questo seme è largamente usato in cosmetica per la produzione di saponi e in profumeria.

Le mandorle dolci invece sono utilizzate sia come frutto fresco che come frutto lavorato.

Sono ricche di proteine e di grassi insaturi i  cosiddetti grassi "buoni", ben 83% delle calorie che contengono deriva da questo nutriente e ciò le rende benefiche per l'apparato cardiocircolatorio.

Sono  un'ottima fonte di vitamina E e di magnesio inoltre fra la frutta secca sono quelle che contengono più fibre.

Nelle mandorle vi sono anche le vitamine del gruppo B e minerali quali ferro, potassio, rame e fosforo.

Altamente energetiche sono indicate nei casi di convalescenza e debilitazione ma non sono adatte per chi vuole dimagrire infatti l'apporto energetico è pari a 603 calorie per 100 g di parte edibile.

Un consumo abituale di mandorle abbassa i livelli ematici di colesterolo e di trigliceridi.

Questo seme contiene anche l'emulsina un'enzima che favorisce la digestione dei cereali e dei cibi ricchi di amido.

La mandorla ha proprietà energetiche ma anche lassative, già nei tempi antichi il latte di mandorle veniva considerato un blando lassativo rinfrescante dell'intestino e delle vie urinarie.

Dalle mandorle si ricava il latte di mandorla composto da mandorle dolci qualcuna amara e zucchero.

E' una bevanda rinfrescante e altamente energetica con un grande apporto calorico quindi occorre non esagerare con le dosi, si può eccedere con facilità visto il suo gusto molto gradevole.

Il latte di mandorla ha proprietà antidepressive, antinfiammatorie e rinfrescanti ed è molto dissetante.

 olio di mandorle
Dalla spremitura delle mandorle dolci si ricava un olio apprezzato e conosciuto da secoli per la sua delicatezza e le sue notevoli proprietà.

L'olio di mandorle dolci è ricco di proteine, sali minerali, vitamina A e vitamine del gruppo B inoltre è emolliente, nutriente, addolcente e lenitivo.

Adatto a ogni tipo di pelle combatte l'invecchiamento cutaneo ed è  utilizzato anche per le pelli secche ed arrossate inoltre viene impiegato per le pelli sensibili e delicate come sono quelle dei bambini.

 Protegge, deterge e ammorbisce la pelle del viso, toglie le impurità che si accumulano sull'epidermide senza alterarne l'equilibrio naturale come a volte può fare il sapone che contiene sostanze alcaline.

L'azione emolliente di questo olio è utile quando si ha prurito ed è molto efficace in caso di smagliature, è consigliabile applicarlo nelle "zone critiche" con un leggero massaggio per farlo penetrare negli strati profondi della pelle dove rilascia i suoi principi attivi.

 Infine l'olio di mandorle può essere usato per ridare vigore e lucentezza a capelli sfibrati e stanchi.

Un impacco di questo olio applicato per  20 - 30 minuti sulla chioma prima dello shampoo costituisce un ottimo rimedio per capelli sfruttati e opachi.

Le mandorle grazie al loro aroma e al loro sapore vengono utilizzate nella cucina per la preparazione di piatti sia salati che dolci.

Sono un importante ingrediente in numerose ricette a base di carne e di pesce che rendono più delicate, piacevoli e gustose.

Spesso impiegate nella cucina orientale per la preparazione di piatti salati, uno dei più famosi è il pollo alle mandorle, questo loro uso sta prendendo piede anche in occidente.

Questi semi sono un ingrediente fondamentale nella pasticceria sia casalinga che industriale, si usano sia interi che tritati o ridotti in polvere per torte, focacce, biscotti, torroni, mandorlati e confetti.

Servono da guarnizione per numerosi dolci, per i Panettoni natalizi e per le Colombe Pasquali, entrano nella composizione di creme e salse per dolci.

 mandorla immatura
Si può consumare anche la mandorla dolce immatura da raccogliere quando il frutto ha raggiunto dimensioni sufficienti per esprimere appieno il sapore e l'aroma.

Queste mandorle si consumano acerbe avendo il mallo, in quello stadio giovanile, un gradevole sapore acidulo.

Sono particolari varietà di mandorlo che  producono le mandorle da tavola fresche, queste sono mandorle primaticce, a frutto grosso e con guscio premice che si rompe con le dita.

Le mandorle immature possiedono numerosi pregi: sono ricche di acidi organici quali il citrico e il malico, di vitamine del gruppo B, di vitamina C, di carotenoidi, di aminoacidi e di fibre.

Questa particolare e rara golosità si consuma sia al naturale tagliata a julienne nelle misticanze primaverili di erbette tenere, sia con i carciofi crudi affettati finemente, sia con piatti regionali di pesce alla griglia o di carne ai ferri.

Le ricette regionali che riguardano questo frutto immaturo sono caratteristiche della zona di produzione di questo prodotto particolare che raramente viene commercializzato.

SAGRE CHE  HANNO COME PROTAGONISTA QUESTO SEME

Sono numerosi i paesi che celebrano questo frutto nell'Italia meridionale e nelle isole.

Andiamo in Sardegna per due sagre che celebrano entrambe la bontà delle mandorle.

 Sagra della Mandorla a Villanovafranca
La prima si svolge il 15 di maggio a Villanovafranca nel Medio Campidano nel giorno di Sant'Isidoro patrono del paese.

Si legano le celebrazioni in onore del santo con l'ingrediente principe di gran parte dei dolci sardi, la mandorla con "La Sagra della Mandorla" giunta nel 2011 alla dodicesima edizione.

In questa occasione si potranno visitare le chiese del paese e il complesso nuragico di "Su Mulinu"reso celebre dall'imponente altare nuragico ritrovato recentemente.

Oltre alla processione e alla messa in onore del santo si potrà gustare un ottimo pranzo con piatti locali e visitare numerosi stends dove la mandorla e i dolci a base di questo frutto fanno la parte del  leone.

Il tutto allietato da musiche e cori folkloristici.

In questa festa dove il sacro e il profano si incontrano il dolce e gustoso frutto campeggia e simboleggia sia la sacralità che la buona tavola.

Il 10 e 11 di settembre sempre in Sardegna a Baressa in provincia di Oristano si svolge la "Sagra della Mandorla" giunta nel 2011 alla sua XX edizione.

Teatro della manifestazione saranno le strade del centro storico riportato recentemente agli antichi splendori, per l'occasione nella cucina di un'antica casa rurale verrà eseguita una dimostrazione della preparazione di caratteristici dolci sardi a base di mandorle e pani tipici della zona.

Si potrà inoltre assistere alla rappresentazione da parte di figuranti delle varie fasi della "Mandorlicoltura" che renderanno questo evento di carattere non solo ludico ma anche culturale.

Durante  la manifestazione sarà possibile visitare varie mostre di pittura e fotografiche, oltre alla Casa Museo dove viene conservata l'antica testimonianza storica del mondo contadino e "Su Mobiu" antico frantoio del 1600.

La manifestazione prevede concerti di musica popolare sarda, esibizione di gruppi Folk sardi, cortei di danze e maschere tradizionali della Sardegna.

Un'occasione per passare una giornata diversa non solo a contatto con questo frutto re della festa ma anche per immergersi nel folklore caratteristico di questa bella regione italiana.

 Andiamo adesso in un'altra isola la Sicilia, e osserviamo altre due feste che hanno come protagonista sia l'albero del mandorlo che il suo frutto la mandorla.

 Sagra del Mandorlo ad Agrigento
Ad Agrigento dal 3 al 12 febbraio si celebra la "Sagra del mandorlo in fiore" in questo periodo i mandorli in fiore nella Valle dei Templi formano uno spettacolo impareggiabile dove in una cornice unica la delicata fioritura dei mandorli sembra voler festeggiare l'arrivo della bella stagione.

Questo spettacolo mozzafiato ed indimenticabile meritava una grande festa ecco quindi la "Sagra del mandorlo in fiore" che propone un fitto programma di eventi culturali che comprendono tre importanti manifestazioni.

La prima è il festival internazionale del Folklore, la seconda è il festival internazionale "I bambini nel mondo" e la terza è il Corteo storico d'Italia.

Si inizia con l'accensione del  tripode dell'amicizia per poi continuare con gli spettacoli folkloristici per le vie del centro storico di Agrigento e nel teatro Pirandello, per finire nella Valle dei Templi dove i vari gruppi folkloristici si esibiranno fra le rovine della Magna Grecia e i mandorli in piena fioritura.

Davvero un'emozionante ed indimenticabile spettacolo!

Se poi si ha bisogno di ristorarsi sarà possibile gustare deliziosi prodotti tipici siciliani e naturalmente le immancabili mandorle.

Andiamo adesso in provincia di Palermo e precisamente a Vicari che dista una cinquantina di km. dal capoluogo.

Qui tra  la terza e la quarta settimana di maggio in concomitanza con i festeggiamenti di San Giorgio Martire patrono del paese, si svolge una divertente e importante manifestazione la "Sagra della Mandorla".

Questo evento mira a far conoscere e rivalutare usi e tradizioni locali che andavano scomparendo con particolare attenzione ai poco conosciuti e tipici dolci locali Passavolanti, Primamuri e Sasameli e alla nota "Cubbaita" tipico torrone tradizionale che ha origini arabe infatti furono proprio gli Arabi a introdurre la ricetta in Sicilia.

Corollario a tutto ciò  si svolgerà una mostra di pittura contemporanea, un festival della musica e un Gran Ballo dell'Ottocento che ricalcherà il famoso ballo del libro e del film "Il Gattopardo".

La rappresentazione teatrale della vita e del martirio di San Giorgio Martire andrà in scena per onorare il santo al quale la festa è dedicata.

 Sagra della Mandorla a Vicari "Cubbaita"
Infine vi sarà l'ormai nota "Notte Bianca" durante la quale non mancheranno esibizioni e spettacoli di gruppi folkloristici e di giocolieri durante i quali si potranno degustare gli ottimi dolci pubblicizzati e la tradizionale "Cubbaita".

Vale la pena partecipare non solo per le importanti iniziative culturali ma anche per gustare in una cornice come quella siciliana e per di più notturna degli ottimi dolci a base di un frutto gustoso e saporito come la mandorla.

Queste sono le principali sagre in onore della mandorla ma ve ne sono altre altrettanto caratteristiche specialmente in territorio siciliano che vi invito ad andare a scoprire per godere di una giornata differente all'insegna di un frutto gustoso e a tutti noto come è quello della mandorla.

Dopo tutte queste golosità non mi resta che descrivervi la ricettina a base naturalmente di mandorle.

Prima della ricetta una piccola digressione: quando si parla di mandorle è inevitabile pensare alla Sicilia dove il mandorlo approdò, portato dai Fenici prima di diffondersi per le colonie greche e dove   una moltitudine di ricette ha come protagoniste le mandorle, dalle granite alla cassata fino alla frutta di Martorana a base di farina di mandorle e di zucchero tipica della zona orientale della Sicilia.

In questo post voglio parlarvi di un'altra ricetta siciliana passatami da una mia cara amica che abita in Sicilia e trovandola io gustosissima ve la scrivo qui sperando che incontri anche il vostro favore.

E' una antica ricetta tipica della Sicilia occidentale che ha origine nei porti trapanesi.

Infatti a Trapani si fermavano le navi genovesi provenienti dall'oriente e i marinai genovesi fecero conoscere ai trapanesi la ricetta del pesto alla genovese.

Questa ricetta incontrò il favore dei siciliani che tuttavia vollero modificarla aggiungendo ingredienti tipici del loro territorio come i pomodori freschi e le mandorle.

Nacque così il "Pesto alla trapanese" ed ecco a voi la ricetta così come me l'ha passata la mia amica e come io stessa l'ho riprodotta con grande soddisfazione.


 busiati al pesto trapanese
PESTO ALLA TRAPANESE

Ingredienti per 4 persone:

6 pomodori da sugo ben maturi
50 g di mandorle sgusciate
15-20 foglie di basilico fresco
1 o 2 spicchi di aglio
olio extravergine di oliva
pecorino siciliano non eccessivamente stagionato (se non lo trovate va bene anche del pecorino fresco)
sale q.b.

Per preparare il "pesto alla trapanese" le mandorle devono essere sgusciate quindi o le acquistate già pronte ma occhio alla data di scadenza si deteriorano con facilità, oppure ve le sgusciate da soli operazione semplice che adesso vado a descrivere.

Basta farle sbollentare per qualche minuto e poi una volta scolate  fate solo una leggera pressione con le dita per staccare la loro pellicina.

Finita questa operazione occorre spelare i pomodori tagliandoli a cubetti.

Mettete quindi in un mortaio, ma se non l'avete adoperate il mixer più comodo e veloce, il mazzetto di basilico,  il sale e l'aglio e pestateli sino a ridurli in poltiglia unite a poco a poco l'olio extravergine sinchè la salsa non diviene cremosa.

Toglietela dal mixer metteteci le mandorle spellate e crude e frullatele a parte poi aggiungetele al pesto,  per chi vuol adoperare il mortaio bisogna avere la pazienza di schiacciarle sino a farle diventare una poltiglia è un pò lungo e laborioso ma trovo ne valga la pena.

Infine al pesto aggiungete la polpa dei pomodori tagliata molto fine o pestata nel mortaio, consiglio di tagliarla fine se non si ha il mortaio ma di non frullarla.

Alla salsa si aggiunge mescolando e amalgamandoli molto bene due cucchiai di olio extravergine di oliva.

Nel frattempo avrete messo una pentola d'acqua sul fuoco e a bollore vi avrete versato la pasta che porterete a cottura.

La pasta utilizzata tradizionalmente è pasta fresca locale chiamata " i busiati" sorta di maccheroni attorcigliati ma in mancanza di questa vanno bene i bucatini o le linguine.

 mandorleto nella Valle dei Templi ad Agrigento
Appena scolata la pasta ancora fumante mettetela nel recipiente dove avrete già sistemato il pesto e aggiungetevi un paio di cucchiai di pecorino grattato.

Questo pesto è ottimo, di gusto delicato e aromatico molto buono anche facendo riscaldare la pasta se ne avanza.

Ritengo che difficilmente potrete provarlo in quest'ultima variante perchè i vostri commensali ingolositi dal suo  particolare sapore non ve ne lasceranno.

A me non resta che ritirarmi non prima però di avervi augurato

BUON APPETITO


















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giovedì 15 marzo 2012

PIANTE DA FRUTTO RARE

FIORISCE IN GIALLO QUESTA PIANTA ANTICA I NOSTRI PROGENITORI SI CIBAVANO DEI  SUOI ROSSI FRUTTI MERITA DI ESSERE RISCOPERTA


 bacche del corniolo
Prima che fosse praticata l'agricoltura i nostri progenitori si nutrivano di bacche che trovavano nelle vaste foreste che coprivano in quei lontani tempi, siamo circa 10.000 anni A.C.. gran parte del pianeta.

Fra queste bacche vi erano anche quelle di un alberello o per meglio dire un grosso arbusto che cresceva nell'Europa centrale ed orientale.

I nostri antenati del Neolitico gustavano già le bacche del corniolo e semi di corniolo sono stati trovati  sparsi in focolari che risalgono a quegli antichi tempi.

 Quei semi appartenevano all'antenato del nostro Cornus mas nominato in modo corrente corniolo, una pianta da frutto che fiorisce in giallo ai primi tepori primaverili prima ancora della forsizia.

Nei primi giorni di marzo quando l'aria è ancora freddina, i miei due cornioli che poto a palla perchè l'arbusto lasciato in forma libera ha rami piuttosto disordinati, mi regalano i loro numerosi fiorellini di un bel giallo vivo riuniti in piccole ombrelle.

Sbocciano così sui rami ancora nudi prima che i germogli delle tenere foglie inizino ad aprirsi per celebrare una nuova stagione.

Questo  raro alberello poco frequente anche in natura , è specie tipica diffusa sino al Caucaso e nell'Asia Minore, si trova in tutta la nostra penisola soprattutto nel settentrione eccetto che nelle isole.
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Non ama le coste e dal piano si può spingere sino a oltre mille metri di altitudine preferendo vivere nei margini soleggiati dei boschi di latifoglie e lungo le sponde dei torrenti.

 pestello in corniolo
Sin dall'antichità era rinomato per la durezza del suo legno infatti l'etimologia del nome Cornus deriva dal latino corno perchè il suo legno duro e lucido ricorda il corno del bue, mentre il suffisso latino "mas" (maschile) potrebbe ancora riferirsi alla durezza del suo legno contrapposto a quello di un'altro alberello molto simile al corniolo, il sanguinello ma con un legno fragile.

Al tempo della Grecia antica il corniolo era consacrato ad Apollo e sul monte Ida che domina la pianura di Troia esisteva un boschetto di questi alberi consacrato al dio.

Fu proprio da questi alberi che i Greci trassero il legno che impiegarono per costruire il famoso cavallo che fece cadere quella città provocando lo sdegno del dio.

Per espiare questo sacrilegio i greci istituirono le Karneia feste in onore di Apollo che duravano 9 giorni e che si svolgevano in un periodo compreso fra agosto e settembre.

I Romani e i Greci utilizzavano il legno del corniolo per fabbricare i raggi delle ruote dei carri e armi come lance, giavellotti e frecce.

In tempi più recenti il legno stagionato di questo albero è sempre stato usato per fabbricare i manici degli attrezzi, i denti dei rastrelli e i pioli delle scale.

Questo legno il più duro presente in Europa, viene utilizzato ancor oggi per la fabbricazione di pipe, bastoni da passeggio e piccole sculture infatti lavorato si presenta liscio e lucente come un corno levigato o una pietra dura.

Narra una leggenda che parla della fondazione di Roma che Romolo scagliò un giavellotto per definire il limite dei confini della nuova città.

Questo giavellotto atterrò sul colle Palatino e non fu più possibile svellerlo.

A poco a poco emise radici e foglie e crebbe una grandissima pianta di corniolo venerata dai romani per molte generazioni.

Da questo episodio derivava l'usanza, ai tempi dei Romani che un giavellotto di corniolo lanciato in campo nemico apriva immediatamente le ostilità.

Per la sua longevità il corniolo era frequentemente piantato per segnare i confini delle proprietà boschive.


DESCRIZIONE DI QUESTO ALBERELLO

Il corniolo è un arbusto o un piccolo albero di crescita lenta, alto fino a 5 metri con portamento tondeggiante, molto ramificato con i primi rami che crescono a poca distanza dal terreno.

La sua corteccia è di color grigiastro che vira verso il marrone e tende a sfogliarsi in ampie scaglie lasciando scoperta la parte sottostante che è di colore più chiaro, questo particolare accentua la valenza ornamentale di questo alberello.

Ha foglie caduche ovate ed opposte ricoperte sia superiormente che inferiormente di peluria  che può essere leggermente irritante per la pelle.

Le foglie di colore verde scuro nel periodo autunnale prendono sfumature giallo rossastre molto ornamentali prima di cadere.

I fiori gialli che sbocciano prima delle foglie a fine febbraio metà marzo sono ermafroditi di piccole dimensioni ma riuniti in appariscenti infiorescenze a forma di ombrello.

Il corniolo è pianta mellifera importante per la produzione di miele in un periodo ancora avaro di fioriture.

Ad agosto primi di settembre maturano i suoi frutti che sono delle bacche chiamate corniole di colore rosso vivo lucente, a completa maturazione assumono un colore rosso più cupo caratteristico, divengono molli e perdono parte della loro lucentezza.

Contengono al loro interno con nocciolo ellissoidale  molto duro e sono simili per dimensione e forma alle olive.

La loro polpa è molto apprezzata dalla fauna selvatica mentre per quanto riguarda il consumo umano se si vogliono consumare fresche occorre aspettare la completa maturazione che si  verifica quando il frutto diviene di un colore più scuro e si stacca con facilità dal ramo.

COLTIVAZIONE


Questa pianta in Italia è sempre stata considerata  una specie spontanea e quindi non è mai stata coltivata in impianti specializzati anche se è utilizzata a livello familiare ed amatoriale per le sue doti produttive ed ornamentali.

Il corniolo è pianta molto rustica che non teme il freddo nè le alte temperature estive ma  si sviluppa al meglio in un clima temperato.

Per la precocità della sua fioritura è sensibile alle gelate primaverili che possono bruciare i fiori e quindi compromettere la fruttificazione.

La coltivazione può avvenire sia in pianura che in collina  fino  ad un'altitudine di 1000 metri e oltre scegliendo posizioni soleggiate che questa pianta preferisce ma se il clima d'estate è troppo caldo allora è preferibile piantarla in una zona semi ombreggiata o anche esposta al nord.

Il corniolo è una pianta molto adattabile anche per quanto riguarda il terreno, pur prediligendo quelli sciolti, ben drenati, fertili e moderatamente calcarei si adatta anche a terreni aridi e sassosi mentre rifugge quelli troppo compatti e umidi.

Questo alberello si può moltiplicare per seme, per talee semilegnose che però faticano a emettere radici e per polloni radicati sfruttando la forte attitudine pollonifera di questo albero.

Le piante nate da seme sono caratterizzate da una forte eterogeneità, da un ottimo ancoraggio al suolo e da una lenta messa a frutto.

Il corniolo viene allevato generalmente in forma libera e la messa a dimora delle piante si esegue in autunno o in primavera con sesti d'impianto di 4-5 X 5 metri.

Entra in produzione solo a partire da quarto o quinto anno dall'impianto ma essendo assai longevo per lunghi anni si potrà godere della sua fruttificazione.

Per quanto riguarda la potatura in fase di allevamento consiste nella predisposizione di fusto e branche, invece la potatura di mantenimento si limita a asportare i polloni in eccesso e i rami rotti o malati.

Sopporta facilmente potature di aggiustamento, i miei due cornioli li ho potati a palla, e viene usato anche per formare siepi.

Il corniolo fruttifica prevalentemente sui dardi di due o tre anni.

Nell'anno della messa a dimora occorre irrigare le giovani piante nei periodi siccitosi ma tali irrigazioni possono essere sospese dopo un anno o due.
  
La concimazione si effettua a fine inverno interrando vicino alle piante del concime organico per ottenere una migliore fruttificazione.

Questa pianta è impiegata al giorno d'oggi come specie prevalentemente ornamentale per la sua fioritura precoce,per la leggerezza della sua chioma, per il suo fogliame che in autunno prende colori molto appariscenti e per i suoi frutti mangerecci molto appetiti dagli uccelli.

 corniole frutti maturi
 Una pianta adulta può produrre dai 18 ai 50 kg di frutti che maturano scalarmente.

La loro raccolta viene effettuata per scuotimento dei rami circa due volte la settimana, solo i frutti completamente maturi cadono nelle reti poste sotto la chioma dove vengono raccolti.

Le corniole si possono conservare in frigorifero, alla temperatura di 2-3 gradi per circa un mese, fuori dal frigorifero si conservano per circa una diecina di giorni stese all'ombra su un asse di legno cercando di metterle rade.


VARIETA'


In genere è conosciuta la forma selvatica di corniolo e pochi conoscono le sue belle varietà ed è un vero peccato perchè ve ne sono di notevoli che ad un'abbondante fioritura uniscono la bellezza del fogliame o altre caratteristiche degne di nota.

Per esempio Cornus mas "Golden Glory" forma un arbusto o un bell'alberello più vigoroso della specie comune  e fiorisce in età più giovanile.

 Cornus mas "Golden Glory"
La fioritura è più abbondante della specie tipo e lascia il posto a piccole bacche rosse che maturano nascoste da un abbondante fogliame che si tinge di sfumature rossastre che virano al viola in autunno.

L'attraente corteccia grigio-marrone che si sfoglia costituisce un ulteriore motivo ornamentale in inverno quando la pianta è spoglia.

Questa varietà può fregiarsi di un ambito riconoscimento: ha infatti vinto un importante premio della Royal Horticultural Society inglese.

Un'altra varietà degna di nota è la varietà di Cornus mas "Variegata" un superbo arbusto di medie dimensioni con le foglie contornate da un margine bianco che le rendono estremamente visibili e attraenti.

 varietà "Variegata"
Un'altra cultivar variegata di corniolo è Cornus mas " Auroelegantissima" con foglie variegate di giallo e riflessi verdi.

Questa varietà è la più adatta per essere coltivata in vaso perchè è il più piccolo dei cornioli anche se le varietà con foglie variegate raggiungono dimensioni più contenute della specie tipo.

Queste varietà soffrono la forte insolazione che può bruciare le delicate foglie e quindi consiglio nei climi caldi la loro collocazione in semi-ombra o al riparo di un muro.

Per i cornioli in vaso specialmente per il Cornus mas "Auroelegantissima" occorre anche fare attenzione alle folate di vento in quanto la pianta più minuta e fragile delle altre cultivar lo soffre.

Per esaltare la gialla fioritura del corniolo potete posizionarlo contro una siepe alta e sempreverde come per esempio il ligustro o il cipresso di Lawson ma fa un figurone anche se ai suoi piedi sbocciano durante la sua fioritura piccoli bulbi primaverili.

Io ho piantato i bucaneve come potete vedere nel video ma vi stanno molto bene i crochi, i narcisi e i tulipani botanici che  fra i tulipani sono i primi a sbocciare.

Se invece volete una fioritura d'effetto durante i mesi invernali allora piantate vicino a lui piantine di erica che con la loro fioritura rallegreranno le grigie giornate invernali.


COLTIVAZIONE IN VASO


Il corniolo è una di quelle piante misteriose e rare che rappresentano per i figli della città  un dono fatto loro dalla foresta.

Infatti le sue bacche hanno un profumo e un sapore acidulo molto particolare e ricordano un tempo lontano dove l'umanità era a stretto contatto con la vegetazione selvatica, un legame che è stato dimenticato ma che è sempre possibile riallacciare.

Ecco perchè è importante coltivare anche in vaso una di queste piante rare e così cariche di simboli e di storia.

Vi ho indicato come posizionare al meglio e sfruttare al massimo un corniolo in piena terra, adesso  passo a spiegarvi la coltivazione in vaso che permette anche a chi non possiede terreno oppure a chi vuole valorizzare con dei vasi un luogo pavimentato di avere questa bella pianta.

C'è da notare che la specie selvatica del corniolo chiamata Cornus mas è utilizzata nell'ingegneria naturalistica per il consolidamento di scarpate e di luoghi franosi per il suo apparato radicale che presenta radici molto resistenti ed espanse.

Questo fa si che una pianta con un simile apparato radicale non sia adatta per la coltivazione in vaso non potendo le pareti del vaso seppur ampie, contenere un tale vigoroso apparato radicale.

Se si forza eccessivamente  l'albero questo si indebolisce e le sue radici sono soggette ad essere colonizzate da un temibile  parassita, l'oziorrinco che durante l'inverno sotto forma di larva danneggia l'apparato radicale della pianta portandola alla morte in pochi anni.

Per questo motivo sconsiglio di coltivare in vaso la forma selvatica di Cornus mas invece sono adatte al vaso sia per l'apparato radicale meno esteso, sia per la chioma contenuta le sue cultivar.

Inoltre sono anche più ornamentali in quanto le loro foglie sono diversamente variegate a seconda della varietà e in ogni caso faranno un bel vedere sul vostro balcone o nel vostro patio, questa ulteriore qualità ornamentale di questo bell'alberello si  sommerà a tutte le altre.

Unico neo sono di difficile reperimento provate su qualche sito inglese cercando su Internet.

Una volta che abbiate trovato il vostro corniolo occorre rinvasarlo.

Prendete un capiente vaso che sia di diametro superiore di circa 10 cm rispetto a quello dove è situato il vostro corniolo, riempitelo di soffice e fertile terriccio aggiungendovi del compost per  aumentare la sua fertilità e rinvasate il vostro alberello  senza dimenticare  un buon drenaggio sul fondo del vaso.

 corniolo  bonsai
Alla fine di tutta l'operazione bagnatelo abbondantemente poi posizionatelo in una posizione dove la luminosità sia intensa ma il sole non picchi troppo forte.

Rinvasatelo ogni due anni cambiando il terriccio e aumentado sin dove possibile il diametro del vaso e potrete godere di un bell'alberello di lenta crescita interessante in tutte le stagioni.

Ogni anno in primavera nutritelo con una concimazione organica che favorisce la fioritura e la successiva fruttificazione.

Ricordatevi di annaffiarlo quando la stagione diviene calda ma attenti ai ristagni d'acqua che farebbero ammalare il vostro alberello, siate quindi attenti con le annaffiature annaffiate si ma senza eccedere.

Per quanto riguarda la potatura se non volete allevarlo in forma topiaria per esempio a palla, limitatevi a togliere i polloni che crescono ai suoi piedi, i rami rotti o danneggiati e qualche ramo per equilibrare la chioma.

In ogni caso che la potatura sia leggera è facile eccedere con le cesoie in mano :-)

Il corniolo è pianta longeva e dopo i primi anni di veloce crescita si accresce lentamente questa è una qualità utile per chi la deve tenere in vaso.

Inoltre la sua rusticità la rende una pianta facile adatta anche a chi non è troppo esperto.

Infine allevando  un corniolo farete un favore agli uccelli ghiotti delle sue bacche se non le volete consumare voi e non ultimo contribuirete a salvare un albero dimenticato che è diventato raro.


CARATTERISTICHE DEL FRUTTO


Le corniole presentano polpa dal sapore acidulo anche a completa maturazione ricca di tannini, di mucillagini e di zuccheri perfette per le loro qualità dissetanti nelle calde e afose giornate di agosto.

Ricche di vitamina C si possono adoperare per la prevenzione delle malattie influenzali hanno anche proprietà astringenti, riducono la secrezione delle mucose infiammate dell'intestino nelle malattie diarroiche.

Si prestano bene per la preparazione casalinga di gelatine e confetture.

Cercando bene nei vecchi quaderni di ricette di famiglia che mia mamma mi ha lasciato ho trovato questa ricetta che riguarda  le corniole e che trascrivo fedelmente.

E' scritta a mano con l'inchiostro, testimone di un tempo che fu come le corniole che un tempo a tutti note oggi sono conosciute da pochi.


GRAPPA PROFUMATA CON CORNIOLE


Ingredienti:

1 litro di buona grappa d'uva
45 corniole ben mature
150 gr di zucchero
1litro di acqua
scorzette di limone (solo la parte gialla)

Scegliete le corniole che siano sane e pulite lavatele e mettetele ad asciugare all'ombra sopra un canovaccio.

Poscia mettete sul fuoco basso l'acqua portandola a bollore e aggiungete sempre mescolando a poco a poco lo zucchero che in questa deve sciogliersi interamente.

Raffreddato che sia lo sciroppo abbiate cura di versarlo in un capace vaso di vetro aggiungendovi la grappa, le corniole e alcune scorzette di limone.

Richiudetelo ermeticamente e riponetelo in un luogo fresco e scuro.

Spesso visitate il recipiente e scuotetelo in modo che gli ingredienti in esso contenuti si amalgamino bene.

Lasciate riposare per 40 giorni al termine dei quali filtrate il liquore spremendo le bacche perchè rilascino tutto il loro aromatico succo.

Lasciate riposare per almeno 4 mesi prima di consumare questo liquore.

Devo dirvi la verità pur avendo le corniole non essendo troppo amante dei liquori, sono astemia, non ho provato questa ricetta.

Tuttavia mia mamma e mia nonna l'hanno più volte eseguita ricevendo i complimenti dei commensali che hanno avuto la fortuna di assaggiarla.

Anche questo post è giunto alla fine non mi resta quindi che augurarvi di sorseggiare questo aromatico liquore che nei lunghi mesi invernali vi ricorderà le dolcezze della bella stagione.